Restauro mobili antichi e opere d’arte: dall’Università di Ferrara arriva la scoperta dei batteri restauratori.
L’arte del restauro è ben nota per essere un’attività molto articolata e complessa che richiede una conoscenza approfondita di tecniche mirate a seconda della tipologia delle opere da recuperare.
Lo stesso principio vale anche per il restauro mobili antichi, i cui risultati dipendono molto dall’esperienza e dalla bravura del restauratore.
Ma la natura come sempre è abituata a stupirci, e ci ha permesso di scoprire anche in un settore molto particolare come quello del restauro dei manufatti storici una novità curiosa in ambito scientifico: i “Probiotici dell’arte” o semplicemente batteri restauratori.
A rivelare questa sensazionale scoperta è stato uno studio interdisciplinare condotto dall’Università di Ferrara sul dipinto settecentesco “Incoronazione della Vergine” di Carlo Bononi, un’opera bisognosa di restauro presente all’interno della Basilica di Santa Maria in Vado fino al terremoto in Emilia del 2012.
Attraverso l’adozione di tecniche di microscopia e colture microbiche avanzate, l’equipe di ricercatori ha potuto individuare e isolare i microorganismi presenti sulla tela, ossia funghi e batteri capaci di fagocitare i materiali pittorici causandone il degrado del dipinto.
Da qui l’idea di rimodulare il microbiota del dipinto attraverso l’introduzione di batteri probiotici del genere Bacillus in grado di annientare la proliferazione delle specie microbiche dannose.
Questa tecnica, sperimentata con successo in ambito ospedaliero ed anche su monumenti in pietra, è seriamente considerata dagli addetti ai lavori una valida soluzione al problema degrado nell’ambito della conservazione di opere d’arte e beni culturali.
Abbiamo visto come anche nel settore trattamento antitarlo tecnologie avanzate che sfruttano la potenza delle microonde abbiano portato a risultati eccellenti dal punto di vista del recupero e della conservazione del legno.
La scoperta dell’equipe di microbiologi dell’Università di Ferrara è l’ennesima dimostrazione di come la ricerca possa dare un contributo fondamentale al miglioramento delle tecniche di recupero e ripristino delle opere d’arte.