Settantacinque anni fa, in un giorno di gennaio, moriva a Milano Ada Negri, donna forte e indipendente, una grande poetessa del primo Novecento.
Ada Negri nacque a Lodi il 3 febbraio 1870, da Giuseppe e Vittoria Cornalba.
Nel 1871 suo padre, che lavorava come vetturino, morì a causa di una polmonite, lasciando la piccola Ada e la moglie sotto la tutela della nonna Peppina Panni, che lavorava come portinaia presso il palazzo della famiglia Cingia – Barni.
Sostenuta dal lavoro come filatrice della madre, nel 1881 la piccola Ada iniziò a frequentare la Scuola Normale Femminile di Lodi, dove si impegnò negli studi con fervore, fino a quando nel 1887 ottenne il diploma di maestra elementare. Il suo primo impegno fu al Collegio Femminile di Codogno, dove iniziò a scrivere le sue poesie, che furono pubblicate sul giornale “Fanfulla da Lodi”.
La svolta nella vita di Ada avvenne nel 1889, quando fu incaricata di insegnare presso le scuole elementari di Motta Visconti, un piccolo paese tra Pavia e Milano, in cui avrebbe passato quelli che sarebbero stati gli “anni più felici” della sua vita, come li definì lei stessa, trascorsi tra l’insegnamento, l’aiuto agli scolari più bisognosi e la composizione delle poesie poi pubblicate nel 1892 nella raccolta Fatalità. Nel 1893 la poetessa ricevette l’incarico di docente ad honorem presso l’istituto Gaetano Agnesi di Milano, dove si trasferì con la madre e dove entrò in contatto con gli intellettuali apparenti al circolo socialista dell’epoca, come Filippo Turati e un giovane Benito Mussolini.
Mentre nel 1894 usciva la sua seconda raccolte di poesie, Tempeste, Ada conobbe il giovane industriale tessile Giovanni Garlanda, che sposò nel 1896 e da cui ebbe due figlie, Vittoria, morta ancora in fasce, e Bianca, che in poco tempo divenne una delle fonti d’ispirazione.
Da questo momento la Negri si dedicò con tutta se stessa alla poesia, con opere come Maternità del 1904 e Dal profondo del 1910, che uniscono alla sua consueta vena poetica l’autobiografismo e una profonda introspezione. Nel 1913, dopo essersi separata dal marito, Ada si trasferì a Zurigo con la figlia, dove scrisse le poesie della raccolta Esilio e le novelle che, nel 1917, avrebbero fatto parte della raccolta Le solitarie, in cui analizza la difficile condizione femminile degli inizi del secolo.
Con il dopoguerra la Negri iniziò ad avvicinarsi a posizioni patriottiche e fasciste che non le impedirono di comporre due opere fondamentali come Il libro di Mara, del 1919, dedicato alla memoria della madre e il romanzo autobiografico Stella Mattutina, uscito nel 1921. Nel 1931 Ada ricevette il Premio Mussolini per la carriera e nel 1940 venne ammessa all’Accademia d’Italia.
Durante la seconda guerra mondiale la poetessa visse momenti difficili, in cui fu sostenuta solo dall’amicizia della famiglia Boerchio e soprattutto da Cesare Angelini, il rettore del Collegio Borromeo di Pavia, che più volte le diedero ospitalità nelle loro case.
Ormai vecchia e malata, la Negri si spense l’11 gennaio del 1945 nella sua casa di Milano.
Venne sepolta nel Famedio del Cimitero Monumentale, poi le sue spoglie furono trasferite a Lodi, nella grande chiesa di San Francesco, il 3 aprile 1976.