La stagione dei teatri di Cattolica 2019-2020 riprende con un grande classico della drammaturgia italiana: l’intramontabile Locandiera di Carlo Goldoni (1752)
Sarà al Teatro della Regina giovedì 9 gennaio (inizio ore 21,15) in una veste nuova, con un linguaggio aggiornato e uno sguardo che scava nella dimensione psicologica dei personaggi grazie all’adattamento di Francesco Niccolini che, insieme a Paolo Valerio, dirige la protagonista Amanda Sandrelli nei panni dell’apparentemente frivola, ma in realtà ingegnosa e calcolatrice Mirandolina.
In scena anche Alex Cendron (Cavaliere), Giuliana Colzi (Dejanira), Andrea Costagli (Marchese), Dimitri Frosali (Conte), Massimo Salvianti (Fabrizio), Lucia Socci (Ortensia).
“È il nome a trarre in inganno: Mirandolina suona troppo dolce, troppo seducente e brioso per poter nascondere qualcosa di più oscuro. Ma – si sa – i nomi talvolta ingannano. Eppure Carlo Goldoni mette in guardia ancora prima che il testo abbia inizio, lo fa nell’avvertimento destinato al lettore:
«Fra tutte le Commedie da me sinora composte, starei per dire esser questa la più morale, la più utile, la più istruttiva. Sembrerà ciò essere un paradosso a chi vorrà fermarsi a considerare il carattere della Locandiera, e dirà anzi non aver io dipinto altrove una donna più lusinghiera, più pericolosa di questa».
Goldoni non lascia spazio a dubbi, eppure per quasi duecento anni la tradizione ha voluto che Mirandolina fosse inchiodata alla sua natura dolciastra, un po’ cocotte, effervescente gaia ed esuberante. Era stata Eleonora Duse a fotografare questa tradizione con tre sole parole: «Brio, brio, brio».
Ma se La locandiera giustamente viene considerato un autentico capolavoro del teatro di tutti i tempi, non è certo perché la sua protagonista è la paladina del brio e dell’effervescenza. Tutt’altro. È una donna feroce, orfana, abituata a comandare, a difendersi e a lottare.
Lottare su più fronti: lotta per portare avanti la locanda dopo la morte del padre, lotta contro quattro uomini in contemporanea, lotta per affermare la forza e la dignità di una donna amazzone, in un mondo in cui le donne sono solo oggetto di piacere o di disprezzo.
Non siamo in una parte qualunque del mondo: la scena, precisa Goldoni nella prima didascalia, è in Firenze e questo è un grande affresco di toscanità. Lo spiega con grande lucidità Guido Salvini, regista fiorentino legato a Pirandello e al Teatro d’Arte: «La scena si rappresenta in Firenze nella locanda di Mirandolina.
Sta scritto ben chiaro all’inizio della commedia. Tutti i personaggi, che per interessi vari si trovano nella locanda, gravitano attorno al personaggio centrale e al suo satellite: Mirandolina e Fabrizio. Figure che a me sembrano profondamente e volutamente toscane: non nel senso dialettale che questa parola potrebbe esprimere, ma nel suo senso caratteristico.
Goldoni troppe volte qualifica i toscani per rozzi, contrapponendoli ai veneziani: sia per la pronunzia più dura come per il fare meno gentile, sia per quella predisposizione al calcolo e al tornaconto che sono evidenti non solo in Fabrizio ma anche in Mirandolina. Basta conoscere le donne toscane, intelligenti e loquaci ma calcolatrici e autoritarie, per convincersi che Mirandolina è una di loro.
È civilizzatissima e fine d’ingegno come i fiorentini quando lo sono: è donna che si è fatta a contatto coi forestieri, ma mantiene intatta la naturale rudezza toscana, vestita di belle e sciolte parole.
Tiene a bada quattro uomini contemporaneamente e a tutti e quattro si rivela diversa, perché il suo desiderio intimo è piacere, ma anche perché, piacendo, la cassa si rimpingua. La civetteria di Mirandolina non è frivolezza, è calcolo».
Un marchese squattrinato, un ricco volgare che si è comprato una contea, un cavaliere misogino, due cattive attrici da rivista, un servo tutto fare che odia ricchi e nobili e che non vuole staccarsi dalla sua padrona, possibile sposa: sei satelliti, per usare il termine di Salvini, intorno al sole di questo piccolo e sciancato sistema solare.
Una somma di debolezze, contraddizioni, inganni e violenze: la più grande delle quali è proprio il gioco feroce che Mirandolina intenta contro il cavaliere di Ripafratta. Vuole umiliarlo, quest’uomo che è abituato a umiliar le donne. Ci riesce.
Ma – e questo è il vero colpo di genio di Goldoni –, il piano perfetto si incrina: lei stessa è vittima della sua seduzione spietata. Di fronte al fascino turbato di un uomo innamorato, tentenna, rischia di cadere come è caduto lui.
Nel feroce mondo nuovo che Carlo Goldoni sa dipingere, la locandiera chiude tutte le porte, piega e stira panni, allontana il vero amore, sposa senza sentimenti il suo servo: resta l’indiscussa padrona della sua vita, ma scalza, la testa e il cuore svuotati.
Al sicuro, certo, ma spogliata di quel turbamento amoroso che, inatteso, è arrivato a stravolgere la vita e i piani. Rinuncia, Mirandolina. Si sposa cinicamente, con il commento più feroce che mai abbia accompagnato una brulla cerimonia: «Anche questa è fatta». E tutti vissero infelici e scontenti.”
(Francesco Niccolini e Paolo Valerio)
La prevendita dei biglietti è attiva presso la biglietteria del teatro della Regina e sul circuito Vivaticket (on line e nei punti vendita). La biglietteria è aperta presso il teatro della Regina il martedì e il venerdì dalle 15.00 alle 19.00; il sabato dalle 10.00 alle 13.00; nel giorno dello spettacolo, a partire dalle ore 20. Per informazioni contattare il numero 0541/966636 attivo negli orari di biglietteria.
Inizio spettacolo ore 21.15.
TEATRO DELLA REGINA, Ufficio Cinema –Teatro, piazza della Repubblica, 28/29 – Cattolica (RN).
Tel. 0541/966778 – e-mail: info@teatrodellaregina.it;
SALONE SNAPORAZ, Piazza del Mercato, 14 – Cattolica (RN).
Tel. 0541/960456 (nella sera dello spettacolo, a partire dalle ore 20).