Il Museo di Fotografia Contemporanea di Milano-Cinisello Balsamo e il Museo Nazionale di Fotografia Marubi propongono una mostra di Armin Linke, tra gli artisti italiani maggiormente affermati in campo internazionale, intitolata A Card or Maybe Two – Modalities of Photography e allestita negli spazi espositivi di Scutari, in Albania, dall’11 gennaio al 16 marzo.
Il progetto espositivo vede due parti complementari, una visiva e una testuale, frutto di un lavoro di ricerca, approfondimento e sistematizzazione dell’archivio fotografico di Armin Linke sul rapporto tra fotografia e parola, con una serie di nuove opere grafiche e fotografiche ideate grazie alla scansione e allo studio di negativi archiviati, che costituisce una delle possibili letture dell’archivio.
L’installazione ha lo scopo di recuperare una dimensione fisica dell’atto della selezione, che si accosta alla partitura musicale o alla coreografia, per la dimensione teatrale e performativa, così le informazioni date da fotografie, apparati testuali, dati e metadati influiscono sulla generazione delle opere stesse.
Accompagna la mostra, il testo Strati di navigazione. Appunti sul lavoro fotografico di Armin Linke della scrittrice Maria Nadotti, tra riferimenti biografici dell’artista, annotazioni alla progettualità e considerazioni sull’archivio e sulla fotografia, capace di fornire al visitatore un sistema di orientamento.
La mostra è una delle fasi del progetto Immagini e testi – Notazioni visive, promosso dal Museo di Fotografia Contemporanea con Armin Linke, grazie al sostegno dell’Italian Council, un programma di promozione di arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, che si sviluppa su più sedi.
Armin Linke, nato a Milano nel 1966, vive e lavora a Berlino e analizza la formazione dell’’ambiente naturale, tecnologico e urbano, percepito come uno spazio diversificato d’interazione continua.
Linke è stato Research Affiliate presso il Visual Arts Program Cambridge al MIT, guest professor presso la facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia e professore presso HfG Karlsruhe e tra mostre più recenti si segnalano Carlo Mollino – Maniera Moderna, Haus der Kunst, Munich (2011); Il corpo dello Stato o The Body of the State, MAXXI, Roma; L’apparenza di ciò che non si vede, Karlsruhe, Aachen, Milano, Ginevra e Blind Sensorium | Il paradosso dell’Antropocene, Matera.
Maria Nadotti, nata a Torino nel 1949, ha vissuto a New York dal 1980 al 1992 e successivamente ha passato lunghi periodi in Palestina e scrive di teatro, cinema, arte e cultura per testate italiane ed estere tra cui Il Secolo XIX, Il Sole 24 Ore, Lo Straniero, L’Indice, Artforum, Ms. Magazine, Conjonctures, mentre collabora con il settimanale Internazionale.
La Nadotti e l’autrice di Silenzio = Morte: Gli USA nel tempo dell’AIDS (Anabasi, 1994); Cassandra non abita più qui (La Tartaruga, 1996); Sesso & Genere (il Saggiatore, 1996); Scrivere al buio (La Tartaruga, 1998); Prove d’ascolto (Edizioni dell’asino, 2011); e coautrice di Nata due volte (il Saggiatore, 1995).
Hanno collaborato alla mostra Jan Kiesswetter, Alina Schmuch, Vanessa Vasic-Janekovic, con il contribuito dello studio di Armin Linke: Nicholas Boncardo de Leo, Giulia Bruno, Elena Capra, Laura Fiorio, Valentina Galossi, Ferial Nadja Karrasch, Silvia Palmi, Sarah Poppel, Martina Pozzan, Elisa Scaramuzzino, Kati Simon, Cecilia Rabeschi, Giorgia Rubino.