Sono ormai alcune settimane che sentiamo parlare delle grandi navi passeggeri, bloccate nei porti o addirittura tenute a distanza a causa del Coronavirus.
Ed è proprio una grande nave passeggeri, trasformata a tempo di record in modernissimo e attrezzato ospedale galleggiante, ormeggiato all’interno del porto di Genova, in grado di accogliere oltre 1.000 pazienti e di offrire servizi e interventi indispensabili anche per la terapia intensiva e la rianimazione. LEGGI TUTTO
Un’ammiraglia di Msc Crociere (si vocifera che sia la “Opera”) pronta a intervenire in caso di necessità, risolvendo così un problema sempre più angosciante per la popolazione: la mancanza di posti letto e in alcuni casi di assistenza specializzata ospedaliera per chi non è contagiato ma presenta altre patologie, più o meno gravi.
Nato dai vertici di Grandi Navi Veloci (Gnv), immediatamente approvato da Gianluigi Aponte, proprietario della compagnia genovese e leader di Msc, concordato con il sindaco di Genova, Marco Bucci e sostenuto dall’amministratore delegato del Rina, Ugo Salerno, il progetto entra oggi nella sua fase esecutiva, seguito con particolarissima attenzione dai responsabili della Protezione Civile e ovviamente dal governatore Giovanni Toti.
Anche i Tempi di realizzazione sono da record: da una settimana a dieci giorni.
Investimenti rilevanti, a carico del gruppo armatoriale e della Protezione Civile. Ma soprattutto una svolta e un messaggio forte in un momento drammatico e di estrema inquietudine per il capoluogo e l’intera Liguria.
Impresa tecnicamente complessa, quella di dotare l’area Ligure di un ospedale galleggiante ormeggiato in porto, pronto ad accogliere tutti i malati colpiti da infezione da virus in diversa misura alleviando l’immane sforzo delle stremate strutture sanitarie liguri e non solo.
Impresa immediatamente sostenuta da Aponte e dalla stretta collaborazione operativa con Bucci e Toti.
Impresa resa possibile dalla cura con cui Ugo Salerno, amministratore delegato del Rina (un colosso da oltre duemila dipendenti solo in Italia) sta seguendo tutte le fasi realizzative per arrivare in tempi brevissimi alla certificazione della prima nave trasformata in ospedale.
Il problema tecnico più rilevante riguarda infatti la completa modifica dell’impianto di aerazione del traghetto, per blindare le cabine destinate ad ospitare pazienti infettivi.
Una task force di tecnici e ingegneri sta lavorando sugli schemi e gli impianti insieme agli esperti della protezione civile.
Genova forse sola, però mai sconfitta. Genova che fa muro. E che lancia attraverso le sue roccaforti imprenditoriali un altro segnale deciso e consapevole al resto dell’Italia, in questi giorni di smarrimento e di emergenza globale.
«Parliamo di un luogo sicuro, già dotato di strumentazioni come porte tagliafuoco, impianti di aerazione delle cabine separate da quelli dei locali pubblici, impianti di trattamento delle acque.
Un luogo predisposto ad affrontare emergenze come incendi o allagamenti», spiega un esperto di costruzioni navali.
Gli interventi necessari alla trasformazione della nave in ospedale riguarderebbero gli impianti di condizionamento e la realizzazione di eventuali pareti divisorie.
Fra le ipotesi allo studio, anche la dotazione di container già adibiti a sale mediche, come accade in zone di guerra o di catastrofi naturali.
«Non esistono precedenti nella storia della marineria», spiega l’esperto.
Le navi Gnv al centro dello studio del Rina, al momento, sono tre: la Superba, la Suprema e la Splendid. E non è affatto escluso che, superato il test genovese, città del Sud Italia si attrezzino per replicare il modello dell’ospedale galleggiante.