Vincitrice nel 1963 del Premio Strega con Lessico famigliare, Natalia Ginzburg visse un’esistenza avventurosa, dalla Torino del primo dopoguerra fino alla Roma dei suoi ultimi anni di vita, lottando per chi amava…
Natalia Ginzburg nacque a Palermo il 14 luglio 1916, primogenita del celebre scienziato Giuseppe Levi e di Lidia Tanzi.
Il padre, oltre a essere un grande scienziato, con tra i suoi studenti anche Rita Levi Montalcini, era un professore universitario dagli ideali antifascisti.
Natalia visse la sua infanzia in un’epoca difficile, caratterizzata dall’affermazione del regime fascista e dall’emarginazione degli ebrei, così ricevette la sua educazione attraverso lezioni private.
Ormai adolescente Natalia frequentò il liceo classico e successivamente, seguì corsi di letteratura universitaria, che presto però abbandonò.
All’età di diciotto anni iniziò a scrivere, con il racconto I bambini, che fu pubblicato nel 1933 nella rivista Solaria.
Nel 1938 si sposò con l’intellettuale Leone Ginzburg, da cui ebbe tre figli: Andrea, Alessandra e Carlo.
In questi anni la scrittrice ebbe forti rapporti d’amicizia con gli esponenti dell’antifascismo torinese e con la casa editrice piemontese Einaudi, di cui il marito fu cofondatore.
Due anni dopo, Leone fu condannato all’esilio per motivi politici, così Natalia Gnzburg e i figli lo seguirono a Pizzoli, in Abruzzo.
Il trasferimento forzato finì nel 1943, un anno dopo Leone Ginzburg fu arrestato per editoria clandestina, condotta insieme alla moglie, e imprigionato nel carcere romano di Regina Coeli, dove morì pochi mesi dopo.
Lasciata Roma, Natalia tornò a Torino, dove iniziò a lavorare per Einaudi, e nel 1950 sposò Gabriele Baldini, docente universitario di letteratura inglese e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Londra.
Con il marito e i figli, si trasferì a Roma, dove continuò a dedicarsi alla scrittura, approfondendo il tema della memoria e quello della famiglia.
Tra il 1952 e il 1957 la produzione letteraria di Natalia vide Tutti i nostri ieri, Valentino, con cui vinse il premio Viareggio, e Sagittario.
Negli anni Sessanta pubblicò altri romanzi come Le voci della sera, Cinque romanzi brevi, Le piccole virtù e Lessico famigliare, dove raccontò la vita quotidiana della sua famiglia, vincendo nel 1963 il premio Strega.
Con il 1969, in seguito alla morte del secondo marito e dopo la strage di Piazza Fontana, la scrittrice iniziò a interessarsi alle vicende della strategia della tensione, con romanzi come Caro Michele, Famiglia e La città e la casa, oltre a due commedie, Ti ho sposato con allegria e Paese di mare.
Nel 1983 Natalia fu eletta come esponente del Partito Comunista all’interno del Parlamento italiano.
Dopo aver finito di tradurre Una vita, romanzo di Guy de Maupassant, morì nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 1991, all’età di settantacinque anni, nella sua casa di Roma.