Da lunedì 18 maggio sul Lago Maggiore riapriranno l’Isola Bella e l’Isola Madre, per inaugurare la stagione estiva 2020.
La riapertura avverrà in piena sicurezza per il personale che per i visitatori, nel rispetto delle norme anticontagio.
I visitatori avranno l’obbligo di indossare la mascherina, rispettare il distanziamento di sicurezza, e lavarsi frequentemente le mani, saranno disponibili dispenser con gel igienizzante lungo i percorsi di visita e nelle toilette.
E’ consigliato acquistare prima della visita il biglietto su https://booking.isoleborromee.it/ per accedere al controllo agli ingressi dei musei, evitando gli assembramenti e code davanti alla biglietteria.
Per motivi di sicurezza sanitaria non sono ammessi i gruppi e non sarà possibile noleggiare le audio guide.
Fino al 1630 l’Isola Bella, che si trova nelle acque del Lago Maggiore e non molto lontano da Stresa, era solo un lembo di terra e roccia prevalentemente abitata da pescatori.
Ma con l’arrivo del duca Carlo III Borromeo e in seguito dei figli Giberto III e Vitaliano VI, l’isola cambiò completamente volto, diventando un complesso di grande impatto scenografico, dalla forma di un immaginario vascello con una sontuosa villa edificata nella parte più stretta a settentrione, mentre il giardino venne sistemato nella più ampia zona meridionale.
I lavori dureranno secoli, terminando solo nel secondo dopoguerra, quando il principe Vitaliano X Borromeo Arese fece costruire il Salone Grande, la facciata settentrionale e il grande molo che si trova all’estremità superiore dell’isola.
L’interno del palazzo barocco, in un continuo susseguirsi di sale arredate con tele di artisti come il napoletano Luca Giordano, il toscano Francesco Zuccarelli e il fiammingo Pieter Mulier detto il Tempesta, è un ambiente elegante e raffinato, con mobili di gran pregio, marmi, stucchi neoclassici, sculture e arazzi di produzione fiamminga del XV secolo.
Di grande interesse storico sono la Sala della Musica dove nel 1935 si svolse la Conferenza di Stresa tra Mussolini, Laval e Mac Donald e la Sala di Napoleone che vi soggiornò con la moglie Giuseppina Beauharnais.
Dopo aver terminato la visita alla villa si arriva all’esempio più splendido e grandioso di giardino barocco all’italiana, composto di dieci terrazze digradanti, con vasche, fontane, prospettive architettoniche e una moltitudine di statue della seconda metà del ‘600 che rappresentano le personificazioni di fiumi, stagioni e venti. Gli ambienti sono delimitati da una serie di muraglie e balaustre in cui s’intravedono i punti da cui sgorgavano zampilli, fontane, cascatelle e giochi d’acqua. Il clima mite, ha permesso la crescita di piante come azalee e rododendri, di pompelmi e arance amare, orchidee e piante carnivore, oltre a un grosso canforo vecchio di duecento anni.
Nel punto più ampio del Golfo Borromeo troviamo la più grande delle isole del Verbano, conosciuta come l’Isola Madre.
Nell’antichità era nota come l’Isola di San Vittore poiché vi si trovava una cappella consacrata al santo, per poi, agli inizi del secolo XVI, diventare una delle tante residenze private del conte Lancillotto Borromeo.
Verso gli ultimi decenni del ‘500 l’isola conobbe una vivace attività edilizia grazie all’intervento di Renato Borromeo e d’importanti architetti come Pellegrino Tibaldi, Crivelli e Filippo Cagnola.
Dalla fine del secolo XVIII il luogo assunse l’aspetto che è arrivato fino ai nostri giorni, con l’eccezione della cappella di famiglia voluta nel 1858 da Vitaliano IX.
Le stanze del Palazzo, dal 1978 arredate con arredi provenienti dalle dimore storiche dei Borromeo, ospitano arazzi, mobili e quadri. Tra le stanze più importanti il Salone di Ricevimento con alle pareti i quadri di Stefano Danedi, detto il Montalto, Ercole Procaccini il Giovane e Giovan Battista Costa, la Sala delle Stagioni con un grande arazzo appartenuto a un cardinale Borromeo e la Sala delle Bambole che ospita una collezione di bambole francesi e tedesche ottocentesche.
Il palazzo è circondato da un bellissimo giardino botanico, definito dallo scrittore francese Gustave Flaubert un “paradiso terrestre“, che ospita una flora sorprendente e difficilmente reperibile con aceri, banani, camelie, eucalipti e palme oltre a numerosi animali esotici come multicolori pavoni, pappagalli e fagiani.