Vicino a Viterbo, nel comune di Bagnaia, c’è Villa Lante, uno dei più famosi giardini manieristici italiani risalenti al XVI secolo, ricco di giochi d’acqua, cascate, fontane e grottini sgocciolanti.
La costruzione del complesso cominciò nel 1511, ma fu portata a termine intorno al 1566 su commissione del cardinale Gianfrancesco Gambara, su progetto dell’architetto Jacopo Barozzi detto il Vignola.
La villa è conosciuta come Villa Lante dal XVII secolo, quando passò nelle mani di Ippolito Lante Montefeltro della Rovere, I duca di Bomarzo.
L’ingresso monumentale alla Villa nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche, come la collocazione sulla facciata dello stemma della famiglia Lante della Rovere, che ebbe in affitto la Villa dal 1656.
Il Giardino è un luogo incantato creato da un potente cardinale in nome della supremazia dell’uomo sulla natura, a ridosso di un bosco già riserva di caccia.
La Villa è attraversata longitudinalmente da un ruscello che segue il pendio del terreno, sfruttandone i dislivelli e raccordandoli con terrazze e fontane fino ad arrivare alla fontana dei Mori.
Sopra il parterre principale, il visitatore va attraverso querce, lecci e platani, scorgendo fontane e sculture che si aprono attraverso inaspettati scorci, e rivedendole ancora in contesti inattesi.
Nel primo dei giardini a terrazza ascendenti, tra due scalinate in pietra, c’è la Fontana dei Lumini, una fontana circolare a gradini e, sul ballatoio di ciascun gradone, da fontane più piccole a forma di lucerne a olio sgorgano piccoli zampilli d’acqua.
Sulla successiva terrazza superiore vi sono due piccoli casini che fanno da cornice ad altre fontane completando una composizione oggi nota come il teatro delle acque.
Al centro del complesso, un bacino centrale contiene la Fontana dei Mori del Giambologna, dove quattro mori, a grandezza reale, disposti a formare un quadrato attorno a due leoni; tengono in alto la montagna araldica sormontata dal getto della fontana in forma di stella, lo stemma dei Montalto.
Una grande quantità d’acqua defluisce attraverso la Fontana della Catena, saltellando tra le chele di un gambero e sfociando nella Fontana dei Giganti.
La catena, antico gioco dei giardini rinascimentali, è una cascata d’acqua che scorre racchiusa tra due bordi di peperino che si annodano in volute agganciandosi le une alle altre, in una moltiplicazione delle chele del gambero.
La fontana dei Fiumi, detta Fontana dei Giganti, è uno scenografico scenario alla fontana della Tavola del Cardinale, dove la presenza del Tevere, fiume di Roma, e dell’Arno, fiume di Firenze, simboleggia il legame della famiglia Gambara con la Chiesa di Roma e con la famiglia de’ Medici, che contribuì alla realizzazione del progetto del cardinale Gambara.
L’acqua arriva poi alla Fontana dei Delfini, un insieme di vasche degradanti connesse da elementi scultorei, mascheroni, vasi e rilievi che simbolo del regno di Nettuno, poi la fontana del diluvio fa scendere le sue acque tra rocce, caverne e vegetazione, simbolo di un’arcaica armonia tra uomo e natura che dentro Villa Lante a Bagnaia trova una simbiosi perfetta.
La massa d’acqua trasportata con un acquedotto dai Monti Cimini ricade poi nel bacino in cui nuotano delfini in peperino e da qui nell’impianto idraulico per alimentare le fontane della villa.
Due logge chiudono la quinta scenografica e sul fronte a caratteri ben chiari mostrano il nome del cardinal Gambara e sono affrescate sulle pareti interne delle immagini delle Muse.
Alla sorgente dell’acqua purificatrice si affianca anche un’altra sorgente, quella della Poesia con le statue delle Muse ispiratrici.