L’edizione 2020 di Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto fino alla fine dell’anno vedrà gli artisti di tutto il mondo alternarsi nello spazio per le affissioni nella rotatoria di piazza Bottesini, lungo il percorso che collega le case popolari di Barriera di Milano e il mercato di piazza Foroni, per accompagnare le persone nella loro vita di tutti i giorni.
Questa nuova narrazione del progetto, ideato da Alessandro Bulgini e curato da Christian Caliandro, è partita con Rubber Tire, First Lesson (2014), dell’importante artista italo-senegalese, Maïmouna Guerresi, un delicato atto poetico in grado di fiancheggiare e sostenere le persone nella loro quotidianità.
La fotografia di Maïmouna Guerresi Rubber Tire, First Lesson fa parte della serie M-eating, iniziata dall’autrice nel 2012, che vede uomini, donne e bambini africani fotografati prima singolarmente e poi riuniti in una situazione conviviale e sul tavolo compare sempre, al posto del cibo, un oggetto che richiama la guerra, che in questo contesto vede svanire il suo significato originario e ne acquisisce uno più quotidiano.
In questo caso, lo pneumatico verniciato di bianco è un tema che attraversa sotterraneamente tutte le edizioni e che ne costituisce una sorta di nucleo fondante, come uno strano oggetto di studio per la lezione in corso, per poter agire sul mondo ricreandolo, giorno dopo giorno, in qualsiasi condizione, attraverso la creatività.
Sullo sfondo del lavoro si legge Bi-smi ‘llāh, parte iniziale dell’invocazione araba con la quale s’inizia ogni attività quotidiana.
L’opera di Maïmouna Guerresi ha questa tensione tra l’aggregazione e l’isolamento che caratterizzano le figure dell’insegnante e delle alunne, tra convivialità e distrazione, dove danno vita al gioco della realtà.
Maïmouna Guerresi artista Italo-Senegalese, nata in Italia, ha esposto in importanti Musei stranieri come lo Stedelijk Museum Schiedam, lo Smithsonian African Art Museum di Washington, il KIASMA Museum of Contemporary Art of Helsinki, il MACAAL Museum di Marrakech, IMA Institute Du Monde Arabe e il Cultural Institute of Islam ICI di Parigi, il National Museum of Sharjah o il National Museum of Bamako, ma anche in festival e biennali, come la Biennale di Venezia, Documenta, Les Rencontres de Bamako, la Dak’Art Biennial, Manifesta, 13th Cairo Biennale e l’International Festival of Photography del Bangladesh, Kyotographie, Kyoto, Giappone.
I suoi lavori fanno parte di grandi collezioni pubbliche come quelle dello Smithsonian African Art Museum di Washington, del LACMA Museum di Los Angeles e del Minneapolis Institute of Art.