Nella giornata mondiale dell’ambiente, la vita di una donna che dedicò tutta se stessa all’Africa…
Dian Fossey nacque il 16 gennaio 1932 a San Francisco, in California, i suoi genitori si separarono quando aveva solo sei anni, a causa dei problemi economici del padre.
Ottenuto il diploma a San Francisco, Dian si iscrisse all’Università della California alla facoltà di veterinaria, poi al San Josè State College, si dedicò alla terapia occupazionale, e si laureò nel 1954. Si spostò in Kentucky, dove fu nominata a Louseville, al Kosair Crippled Children Hospital, direttore del dipartimento di terapia occupazionale, poi lesse un libro di George Schaller, celebre zoologo, che la fece appassionare ai gorilla.
Nel 1963, quindi, finanziandosi con ottomila dollari, Dian partì per un viaggio in Africa di un mese e mezzo.
In Tanzania, la zoologa conobbe il paleontologo Louis Leakey, che con sua moglie Mary stava ricercando fossili umani in quella zona, e lavorò con loro prima di spostarsi nello Zaire ed entrare in contatto con i gorilla.
Tornata negli Stati Uniti, ebbe l’occasione di tornare in Africa nel 1966, quando, contattata da Leakey, iniziò uno studio a lungo termine relativo ai gorilla.
Nel 1967 la studiosa fondò il Centro di Ricerca Karisoke, in una foresta in Ruanda, nella provincia del Ruhengeri, dove aveva la possibilità di osservare attentamente i gorilla.
Ben presto, le sue ricerche ebbero un successo notevole, che spinse addirittura il National Geographic Magazine, nel 1970, a spedire un suo fotografo, Bob Campbell, a immortalare il suo lavoro.
Dian così divenne una delle più famose esperte di gorilla africani al mondo, e usò la celebrità per promuovere la causa degli animali, la cui sopravvivenza era messa in pericolo dall’azione dei bracconieri.
Tra le foto che fanno il giro del mondo, rimane celebre quella con il gorilla Digit, che testimonia il rapporto che la Fossey ebbe con quegli animali, fino ad allora ritenuti aggressivi e pericolosi.
La Fossey in quel periodo cercò di salvare l’habitat dei gorilla, allora messo in pericolo dai turisti che arrivano sempre più numerosi in quel territorio incontaminato, e dagli zoo europei, sempre disposti a pagare somme considerevoli per ottenere adulti e cuccioli da esporre.
Nonostante l’azione di Dian i bracconieri proseguirono nella loro azione, uccidendo diversi gorilla o prelevandoli e rivendendoli agli zoo.
Dian Fossey venne uccisa il 26 dicembre 1986 nella sua capanna, con il panga, un arnese impiegato dai bracconieri per colpire i gorilla intrappolati, e fu ritrovata il giorno dopo.
La morte della zoologa fu voluta da chi vedeva in lei un pericolo per l’attività turistica crescente del luogo.
Dopo la morte della Fossey, mentre le autorità locali usarono il suo nome per promuovere il turismo locale, venne fondato il Dian Fossey Gorilla Fund International, un’organizzazione che ha lo scopo di sostenere la salvaguardia degli animali.