Un anno reso complesso dal Covid-19 per le persone, per la società e per l’economia.
Soprattutto, un impatto molto rilevante per i prodotti che fanno parte della tradizione italiana, vino, amari e liquori in particolare.
I consumi fuori casa, in considerazione del lungo periodo di lock-down degli esercizi pubblici, sono i più danneggiati.
Federvini ha affidato alla società di analisi TradeLab di delineare una previsione a valore dell’andamento complessivo dell’anno in corso dei settori vini e spiriti.
Si tratta di stime basate su dati attuali a fine di ogni mese, proiettate per i mesi rimanenti dell’anno attraverso il modello dello ‘scenario planning’. L’ultima rilevazione purtroppo poco lusinghiera, si riferisce a fine giugno, tuttavia potrà subire delle variazioni nei prossimi mesi in relazione a eventuali mutamenti di contesto.
Per ciò che concerne il vino in bottiglia si ipotizza una chiusura d’anno pari a -29% a valore rispetto ai consumi del 2019. Si tratta di una riduzione significativa, ma comunque inferiore, rispetto alla stima realizzata per il mercato del fuori casa complessivo (-33% per tutto il food&beverage).
Il risultato è il frutto dell’analisi di una sommatoria di canali e di tipologie di consumatori differenti, che in modo diverso influenzano la domanda.
Per il comparto della ristorazione, tra i più attivi tradizionalmente nell’erogazione del prodotto vino nel mercato dei consumi fuori casa, si ipotizzano risultati migliori rispetto ad altri canali, soprattutto per i locali di fascia medio alta: essi contribuiscono per il 40% al valore totale del venduto con un impatto previsionale del -26%.
I ristoranti di fascia alta – generalmente frequentati per la cena – stanno reagendo un po’ meglio (-25%) rispetto a quelli di fasce inferiori, abitualmente dedicati al pranzo (-30%) e penalizzati dalla diffusione dello smart working, specialmente nelle grandi città.
Punto di debolezza decisivo è rappresentato dalla evidente riduzione del turismo proveniente dall’estero. In questo caso l’impatto sui consumi è pari al -63%. Questa voce è tra quelle che potrà subire nei prossimi mesi le variazioni più significative, in meglio o in peggio, proprio a causa dell’evoluzione globale della pandemia e delle eventuali restrizioni negli spostamenti.
La variazione delle vendite del vino a valore nel 2020 avrà un andamento a ‘V’: ad aprile si è registrato il picco negativo (-90%) con una inversione di tendenza da giugno per chiudere a dicembre a -6%.
“Gli impatti sul settore sono molto rilevanti ” ha dichiarato Sandro Boscaini, Presidente di Federvini.
“Le imprese sono già in difficoltà per la carenza generale di liquidità, per la pesantezza degli stock e vanno supportate con azioni puntuali ed energiche: la detassazione degli utili realizzati grazie all’export potrebbe ridare un po’ di ossigeno e al circolante e agli investimenti”.
La situazione del comparto spiriti è, se possibile, ancora più negativa. Si ipotizza una chiusura del 2020 pari al -34%. Purtroppo, un record tutt’altro che positivo all’interno del mondo del “fuori casa” a causa essenzialmente delle norme riguardanti il distanziamento sociale.
L’impatto maggiore si registra nel contesto dei locali serali e notturni, nei quali si concentra la gran parte delle vendite: discoteche e ‘bar serali’ realizzano, infatti, il 33% dei consumi totali. Quest’anno si prevede un vero e proprio crollo pari a -63% (discoteche) e -31% (bar serali), con gli ultimi che stanno reagendo meglio grazie a particolari occasioni di consumo quali gli aperitivi, che forniscono peraltro un po’ di ossigeno supplementare anche al comparto vini e spumanti.
Pure in questo caso, l’evoluzione della pandemia e le conseguenti misure saranno determinanti in positivo o in negativo.
L’andamento del settore spiriti è simile a quello registrato per i vini, seppur con maggior flessione: un picco negativo del -97% in pieno lock-down e una risalita decisamente lenta che culmina a fine 2020 con una stima di contrazione tra il -20 % e il -15%.
“Il settore dei vini e degli spiriti è fortemente provato” ha concluso Boscaini.
“l’Ho.Re.Ca rappresenta il principale canale di vendita in particolare dei prodotti di fascia più alta e il blocco dei flussi turistici ha ulteriormente aggravato lo scenario.
Le aziende hanno bisogno di un forte supporto da parte dello Stato in termini di sburocratizzazione e di rilancio. Inoltre, sono indispensabili azioni mirate a sostenere il settore attraverso una campagna di promozione in grande stile, dedicata alle nostre eccellenze che sono trainanti per l’export agro-alimentare, in modo da presidiare la distribuzione all’estero faticosamente acquisita negli anni ed incentivare una capillare presenza italiana nel mondo.
Il nostro comparto sta andando verso un progressivo assottigliamento di tutti gli incrementi di vendita all’estero, registrati negli ultimi cinque anni”.