Per parlare di storia dell’Alto Piemonte e di tracce visibili del passato si deve andare indietro di 290 milioni di anni.
Poi, in una sorta di macchina del tempo, si può tornare ai giorni nostri attraversando arte, monumenti e paesaggi di ogni periodo storico.
L’Alto Piemonte di 290 milioni di anni è quello della zona tra la Valsesia, la Valsessera, parte del Biellese e il confine con il Lago Maggiore: qui le rocce magmatiche ci raccontano la storia straordinaria del Supervulcano, oggi inserito nel Sesia ValGrande Geopark riconosciuto dall’Unesco.
Il panorama doveva essere ben diverso, come anche 4 milioni di anni fa, quando il Biellese era invece caratterizzato da un vero e proprio mare tropicale!
La preistoria ed il primo millennio D.C.
Tra Preistoria e Protostoria, in Alto Piemonte ci muoviamo tra le grotte e gli scavi archeologici del Monte Fenera (nella Ciota Ciara ci sono tracce dell’uomo di Neanderthal e dell’orso Speleo, oggi protagonista del Museo Carlo Conti di Borgosesia) e i siti palafitticoli delle età dei metalli del Lago di Viverone e dei Lagoni di Mercurago (sito seriale Unesco insieme agli altri dell’Arco Alpino).
Ma passando per la Cultura di Golasecca all’imbocco del Ticino, arriviamo ai Romani e a un territorio ricchissimo di archeologia tra romanizzazione, età imperiale e tardoantichità (l’epigrafe biligue leponzio-latino del Museo Leone di Vercelli, i lapidari di Novara e Vercelli, i battisteri di Biella, Novara e Cureggio, le storie di Eusebio, Gaudenzio e Giulio sono solo alcuni esempi).
Il Medioevo ed il Rinascimento.
L’Alto Piemonte, nel Medioevo doveva essere una terra di castelli, torri, ricetti e abbazie fortificate (e ricordiamoci Sant’Andrea a Vercelli, la prima chiesa gotica d’Italia!), ma anche di pellegrini in cammino, di artisti itineranti, di famiglie che hanno iniziato a fare la storia (dai Borromeo ai LaMarmora), di botteghe che di generazione in generazione hanno trasformato la loro opera in quell’arte rinascimentale che in Gaudenzio Ferrari, Gerolamo Giovenone, Bernardino Lanino e tanti altri ha trovato il massimo splendore (ancora ben visibile a Varallo Sesia, Vercelli, Novara, Biella, Cannobio e in tutto il territorio).
Dal Seicento ad oggi.
Se il passaggio degli Spagnoli cambia l’assetto di molte città dell’Alto Piemonte (il caso di Novara è eclatante, con la distruzione dell’antica San Gaudenzio e la costruzione della nuova basilica), tra Seicento e Settecento abbiamo la progettazione delle residenze sabaude (il Santuario di Oropa è una di queste, su un nucleo più antico), la creazione dei Sacri Monti come evoluzione del primo di Varallo e il tripudio del Barocco.
E se l’Alto Piemonte, nel pieno Ottocento, trasforma le sue città sull’onda del Neoclassico, dotando Novara del suo simbolo, la cupola di Alessandro Antonelli, è questo anche il momento del boom industriale e produttivo che ha trasformato tutto il Biellese con le sue grandi fabbriche tessili.
Oggi ospitano arte contemporanea in tutte le sue forme, proiettando il territorio al futuro.