La fine della seconda guerra mondiale vide anche il crollo dell’Impero giapponese, iniziato nel 1871 in seguito all’abbandono dei vecchi domini feudali, ma ciò si legò soprattutto al rapido processo d’industrializzazione che in breve tempo trasformò tutto il paese.

La resa del paese divenne parte dello scontro fra l’imperatore Hirohito, secondo la costituzione il capo delle forze armate, e gli apparati militari che lottarono contro gli americani.

Il generale Douglas MacArthur, comandante delle truppe alleate nell’estremo Oriente fece in modo che le responsabilità del conflitto ricadessero esclusivamente su Hideki Tojo, il primo ministro, evitando che Hirohito fosse processati per crimini di guerra.

Le nazioni vincitrici istituirono il Tribunale Militare Internazionale per l’Estremo Oriente, che condannò Tojo alla pena di morte come criminale di guerra, con buona parte dell’establishment militare.

Nel 1947 il Giappone adottò una nuova costituzione, cercando la cooperazione internazionale, enfatizzando i diritti umani e le pratiche democratiche.

La ripresa del paese, devastato dalla potenza delle bombe nucleari, e in ginocchio dopo anni di guerra, fu dura ma, grazie a una seria di accordi con le nazioni vincitrici, il Giappone riuscì a rialzarsi in breve tempo.

Solo nel 1946 gli Stati Uniti, infatti, fecero un prestito al Giappone di 92 milioni di dollari, mentre l’occupazione statunitense durò fino al 1952, anche se le truppe militari americane mantennero l’importante base nell’isola di Okinawa.

Grazie a un programma di sviluppo industriale aggressivo e con l’assistenza degli Stati Uniti, l’economia giapponese crebbe con un tasso medio del 10% che dagli anni Cinquanta agli Ottanta fecero del paese la seconda economia mondiale.

Il Partito Liberal Democratico, di destra, e il Partito Social Democratico, di sinistra, oggi i maggiori partiti politici giapponesi, furono formati nel 1955.

La stabilità politica venne interrotta per la prima volta nel 1960, quando il governo conservatore fu costretto a dimettersi, dopo che l’esecutivo aveva riconfermato il Trattato di Mutua Cooperazione con Washington, secondo il quale gli Stati Uniti avrebbero continuato a proteggere militarmente il paese, mantenendo l’occupazione dell’isola di Okinawa.

La risposta popolare fu durissima e una serie di manifestazioni costrinse il governo alle dimissioni.

Gli Stati Uniti tornarono amici solo nel 1972, quando una parte delle truppe Usa abbandonò Okinawa, poi Tokyo stabilì relazioni diplomatiche con Pechino, seguite da una crescente collaborazione economica.

Eccetto una breve parentesi nel 1993, fino al 2009 il paese fu guidato dai conservatori e l’industria, in particolare l’elettronica, divenne la spina dorsale della ripresa e in breve tempo, colossi industriali conquistarono il mondo intero, adesso come oggi.