Su San Nicola, patrono della città di Bari, considerato l’ispiratore di Babbo Natale e festeggiato il 6 dicembre. molte sono le notizie raccolte dagli studiosi quanto dalla gente comune.
Di certo si sa che Nicola nacque a Patara, nell’attuale Turchia, intorno al 250 d. C., da una famiglia abbiente e molto religiosa che gli infuse sin da piccolo l’amore per Gesù.
Rimasto presto orfano di entrambi i genitori, si votò alla vita clericale e alla carità verso il prossimo ottenendo, molto giovane e per ispirazione divina, la carica episcopale.
Infatti si racconta che alla morte del vescovo di Myra, trovandosi la comunità religiosa in difficoltà su chi eleggere come successore, il Signore avrebbe detto ad un sacerdote che colui che avesse varcato per primo la soglia della chiesa sarebbe stato ordinato vescovo.
Il giorno seguente, alle prime ore del mattino, Nicola, probabilmente per volere di Dio, si recò in chiesa, venendo così innalzato alla cattedra episcopale.
Impegnato, quindi, nel Concilio di Nicea nel 325 d. C., si narra che durante il viaggio per Roma, abbia esclamato, mentre era a Bari “Qui riposeranno le mie ossa”.
Nella primavera del 1087 da Bari partì una spedizione commerciale, diretta alla fiera di Antiochia e promossa dalle ricche famiglie degli Efrem e dei Dottula, con 62 marinai, tra i quali figuravano anche due monaci.
Prima di salpare alla volta di Antiochia, l’Abate benedettino di Bari, Elia, invitò l’equipaggio a deviare per Myra, dove erano conservate le reliquie di Nicola, per trafugarle e salvarle dalla distruzione.
L’operazione era stata già tentata dai genovesi e dai veneziani, ma, cacciati dai guardiani del sepolcro, avevano rinunciato.
Giunti ad Antiochia i baresi fecero salire a bordo due pellegrini di Gerusalemme, che conoscevano bene Myra e, una volta arrivati, li mandarono in avanscoperta per scoprire il luogo dove riposava Nicola.
La basilica, dove si trovavano le ossa del santo, era però sorvegliata da quattro custodi e i marinai, fingendosi pellegrini, vi si recarono implorando i guardiani di indicare loro la tomba per rivolgere una preghiera al santo, ma quelli, memori dei tentativi dei genovesi e dei veneziani, si rifiutarono nonostante uno di loro, brandita la spada, minacciasse di morte uno dei sorveglianti.
Ma da una colonna cadde un’ampolla di vetro, piena d’acqua, che non si infranse e i baresi capirono che si trattava di un segnale del santo, per indicare dove si trova la tomba, che era sotto una lastra marmorea che ricopriva una vasca piena di liquido profumato, dove giacevano le ossa.
Riusciti nell’impresa, il gruppo trasportò le reliquie, seppur con molte difficoltà, a Bari e il 7 maggio 1087 le navi arrivarono al porticciolo di San Giorgio, in modo da consentire ai fedeli di rendere omaggio a Nicola.
Il 9 maggio ad accogliere le ossa del santo, trasferite a Bari, c’era l’Abate Elia, in vece dell’arcivescovo Ursone, che manifestò l’intenzione di costruire una basilica dedicata al Santo.
Iniziarono i lavori di edificazione della nuova chiesa, che si trova nell’area della corte del Catapano, per la quale furono distrutte cinque chiesette bizantine e venne inaugurata nel 1089.
La città di Bari è indissolubilmente legata al nome di San Nicola e si dice che il 6 dicembre, tutte le fanciulle in età da matrimonio che si recano ad assistere alla prima messa, celebrata alle 5 del mattino, avranno la possibilità di trovare un marito entro l’anno.