Ogni anno, alla fine di agosto, Torino ricorda la figura di Pietro Micca, l’eroe che, a costo della sua stessa vita, salvò la città all’inizio del Settecento…
Pietro Micca nacque a Sagilano il 6 marzo 1677 dal matrimonio tra il muratore Giacomo Micca e Anna Martinazzo, una contadina della frazione Riabella di San Paolo Cervo.
Il 29 ottobre 1704 Pietro sposò Maria Cattarina Bonino, da cui ebbe il figlio Giacomo Antonio, poi lavorò come muratore, successivamente si arruolò nella compagnia minatori dell’esercito sabaudo, allora impegnato nella guerra di successione spagnola.
Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706, durante l’assedio di Torino da parte dell’esercito francese, una squadra di granatieri nemici entrò nella galleria sotterranea della Mezzaluna del Soccorso della Cittadella, dopo aver sconfitto le sentinelle che la presidiavano.
L’intento dei granatieri francesi era quello di raggiungere la galleria per minare la Mezzaluna del Soccorso, una fortificazione della Cittadella che nei giorni precedenti non era stata possibile espugnare.
Intercettata la porta delle scale che avrebbe permesso la discesa, i francesi la trovarono sbarrata, cosi cominciarono a sfondarla, ma proprio lì Pietro Micca, noto con il soprannome di Passapertut, era di guardia insieme con un commilitone.
Quando i due soldati sentirono alcuni colpi di arma da fuoco capirono che non avrebbero resistito a lungo e decisero di far scoppiare una carica di polvere nera, collocata in una nicchia nella parete della scala, allo scopo di provocarne il crollo, per non consentire il passaggio ai nemici.
All’esplosivo era applicata una miccia a rapida combustione ma, per dare il tempo a Pietro Micca e al commilitone di porsi in salvo, se ne doveva collegare una seconda a lenta combustione.
Il compagno di Pietro Micca, per l’umidità del luogo e l’emozione del momento, non riuscì nell’intento e a questo punto il giovane, anziché fuggire, allontanò il compagno dicendogli “Togliti di lì, tu sei più lungo di un giorno senza pane! Lascia fare a me, salvati”.
Subito dopo Pietro diede fuoco a un tratto di miccia molto corto dato che, se fosse stato più lungo, i francesi, sul punto di sfondare la porta, lo avrebbero strappato per evitare l’esplosione.
Micca cercò di mettersi in salvo correndo lungo la scala che portava al cunicolo sottostante e aveva appena raggiunto la galleria del livello basso, quando avvenne l’esplosione, che demolì in parte la volta della scala.
Tutti i granatieri francesi morirono e Pietro Micca fu sbalzato a quaranta passi dalla scala, morendo per le lesioni interne e per i gas venefici prodotti dall’esplosione.
In una lettera inviata al duca Vittorio Amedeo II il 26 febbraio 1707, la vedova di Pietro Micca chiese una pensione, facendo notare che il marito eseguì un ordine del colonnello Giuseppe Amico di Castellalfero.
Alla fine Maria Cattarina Bonino ottenne un vitalizio di due pani al giorno e si risposò nel 1709 col disertore Lorenzo Pavanello, detenuto nelle carceri del Senato di Torino.
Il ritrovamento della scala cui era di guardia Pietro avvenne nel 1958 grazie alle ricerche del capitano Guido Amoretti, archeologo e studioso di storia, con il professor Alessandro Molli Boffa e il fotografo Emilio Rosso.
In seguito al ritrovamento, nel 1961 venne fondato il Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706.