Suggestiva aggiunta all’aiuola autunnale, i bulbi di croco sono di un colore unico che arricchisce gran parte del giardino mentre si prepara per il lungo sonno dell’inverno alle porte….
Il croco autunnale, noto anche come zafferano di prato, è un membro della famiglia dei gigli (Liliaceae), ma non è da confondere con il suo gemello, il croco a fioritura primaverile, che è invece un membro della famiglia degli Iris (Iridaceae).
L’origine del croco autunnale sulla Terra è raccontato da un’antica leggenda greca sul ratto della bellissima Persefone, la figlia della dea della terra, Demetra.
Quando venne rapita dagli dei del regno dell’oltretomba, la giovane, per dare alla madre in lutto un segno sulla sua sorte, mandò sulla terra i fiori di croco autunnale, come messaggio di speranza.
Il croco autunnale non solo fa parte della famiglia delle Colchicaceae ed è anche una pianta rustica, che cresce in una varietà di condizione unica, dai boschi ai prati, è un fiore che può vivere e fiorire in condizioni avverse.
Mentre i crochi sono più comunemente visti fiorire in primavera, poiché i giardinieri li scelgono giacché sono abbastanza resistenti da sbocciare molto presto, possono anche rifiorire in autunno, rendendo davvero difficile la distinzione tra un normale croco e il perfetto croco autunnale.
Una nota curiosa del croco autunnale è che ha una lunga storia come veleno, infatti si racconta che gli schiavi greci mangiassero i bulbi della pianta per ammalarsi e persino per togliersi la vita.
Oltre al suo uso come veleno, i bulbi di croco autunnale sono stati per secoli utilizzati anche per scopi medicinali, infatti la pianta è citata nel papiro Ebers, il più antico testo medico conosciuto, scritto dagli egizi intorno al 1550 a.C.
Trentacinque secoli dopo il croco si trova ancora nelle farmacopee moderne, come una delle sole 18 piante documentate con una storia dall’alto valore medicinale in un periodo di tempo così lungo.
Oggi la tossina alcaloide della pianta, conosciuta come le colchicine, viene utilizzata per il trattamento della gotta acuta, una dolorosa infiammazione delle articolazioni.
Le colchicine si sono rivelate negli ultimi decenni cruciali anche nella creazione di nuove cultivar di piante interrompendo il processo di divisione cellulare e, quindi, hanno creato dei poliploidi che consentono alla nuova specie di conservare le informazioni genetiche della pianta madre.