Se n’è andata oggi, a 93 anni, nella sua casa di Roma, Lina Wertmuller, la prima regista donna che fu candidata all’Oscar per Pasqualino Settebellezze.
Lina Wertmuller, pseudonimo di Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, nacque a Roma il 14 agosto 1928.
Il padre, avvocato, era di origini lucane mentre la madre, romana, discendeva da una nobile famiglia svizzera.
A diciassette anni si iscrisse all’Accademia Teatrale diretta da Pietro Sharoff, regista russo allievo di Stanislavskiy e per alcuni anni fu animatrice e regista degli spettacoli dei burattini di Maria Signorelli.
Successivamente collaborò con celebri registi teatrali, come Salvini, De Lullo, Garinei e Giovannini.
Lina lavorò poi per radio e televisione, sia come autrice che come regista: sua fu la regia della prima edizione della celebre trasmissione Canzonissima e della serie televisiva musicale Il giornalino di Gian Burrasca.
Assistente alla regia in E Napoli canta del 1953, che fu l’esordio sul grande schermo di Virna Lisi, divenne aiutante ed attrice alle dipendenze di Federico Fellini in La dolce vita (1960) e 8 e mezzo (1962).
Il suo esordio come regista avvenne nel 1963 con I basilischi, amara e grottesca narrazione della vita di alcuni poveri amici del sud e vinse la Vela d’argento al Festival di Locarno.
Nel 1965 girò Questa volta parliamo di uomini con Nino Manfredi che vinse la Maschera d’Argento, in seguito diresse due commedie musicali con lo pseudonimo di George H. Brown, Rita la zanzara e Non stuzzicate la zanzara, con Rita Pavone e con l’esordiente Giancarlo Giannini, oltre al western La storia di Belle Stai, con Elsa Martinelli.
Lina Wertmuller realizzò numerosi film, caratterizzati da una forte satira sociale, grottesca e travolgente, contraddistinti da titoli esageratamente lunghi.
Nella seconda metà degli anni ’60 instaurò con l’attore Giancarlo Giannini, che fu presente in diversi dei suoi grandi successi, come Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), affresco del sud italiano nella storia di un giovane siciliano immigrato a Torino.
Altri titoli da ricordare sono Film d’amore e d’anarchia, ovvero stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza (1973), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974), Pasqualino Settebellezze (1975), La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978) e Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova… si sospettano moventi politici (1978).
Per Pasqualino Settebellezze nel 1977 ricevette tre candidature agli Oscar, tra cui quello per la miglior regia.
Lina Wertmuller fu la prima donna ad essere candidata alla vittoria dell’Oscar come miglior regista, dopo di lei ci furono solo Jane Campion e Sofia Coppola, rispettivamente nel 1994 e 2004.
Grazie alla regista si impose all’attenzione del pubblico una nuova coppia del cinema italiano, Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, binomio perfetto degli stereotipi nostrani.
Un’altra caratteristica dei film della Wertmüller fu la grande raffinatezza delle ambientazioni.
Nel 1992 diresse Io speriamo che me la cavo con Paolo Villaggio e nel 1996, tornò alla satira politica con Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica, con Tullio Solenghi e Veronica Pivetti.
Dopo la ricostruzione storica di Ferdinando e Carolina del 1999, Lina realizzò il film per la tv Francesca e Nunziata del 2001, con Sophia Loren e Claudia Gerini) e Peperoni ripieni e pesci in faccia del 2004, ancora con Sophia Loren.
Il suo ultimo lavoro fu Mannaggia alla miseria, film per la tv del 2008, poco prima della scomparsa del marito Enrico Job, di sei anni più giovane di lei, scenografo e costumista di quasi tutti i suoi film.
Nel 2020 Lina Wertmüller ricevette l’Oscar alla carriera.