Il Comitato per la beatificazione e canonizzazione di Armida Barelli ha annunciato che la beatificazione della benefattrice milanese si terrà sabato 30 aprile 2022 nel duomo di Milano e sarà presieduto dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in rappresentanza di Papa Francesco.
Armida Barelli nacque a Milano il 1 dicembre 1882, da Napoleone e Savina Candiani e ricevette un’educazione laica, tipica della borghesia dell’epoca.
Dal 1895 al 1900 Armida studiò in un collegio svizzero a Menzingen, gestito dalle Suore della Santa Croce, li divenne una donna intelligente, bella e vivace, elegante e raffinata.
Nell’attesa di scegliere il suo futuro si dedicò al bene del prossimo, specie degli orfani e dei detenuti.
Nel 1910 incontrò padre Agostino Gemelli, dei Frati Minori, che fu il suo direttore spirituale e nello stesso anno, divenne Terziaria Francescana.
Alla vigilia della festa del Sacro Cuore del 1913, nel Duomo di Milano, si consacrò al Signore per l’apostolato, restando nel mondo.
Da allora Armida ideò tante iniziative, infatti avviò un progetto assistenziale per le impiegate e fu traduttrice dal tedesco di articoli per la Rivista di filosofia neoscolastica fondata da padre Gemelli. Nel 1917, durante la prima guerra mondiale, fu segretaria del Comitato per la consacrazione dei soldati al Sacro Cuore e fu vicepresidente per l’azione sociale del Comitato milanese delle Donne Cattoliche, nonché amministratrice della nuova casa editrice Vita e Pensiero.
Il 17 febbraio 1918 ricevette dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Andrea Carlo Ferrari, l’incarico di iniziare l’associazione della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e ne divenne la prima presidente.
Nel settembre 1918, da Roma, papa Benedetto XV la nominò Presidente Nazionale della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, carica che ricoprì fino al 1946.
Per le sue eccezionali doti organizzative nel biennio 1947-48 le fu affidato l’Ufficio di Propaganda, che affiancò l’attività elettorale della Democrazia Cristiana per combattere l’astensionismo al voto.
Inoltre Armida fu in prima linea nella lotta per ottenere il voto alle donne nel 1948.
Nel mezzo delle sue svariate attività, nel 1949, fu colpita dalla paralisi bulbare, un male inguaribile e progressivo, ma intensificò per quel che poteva la sua attività, soprattutto per il progetto che più le stava a cuore, quello della Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica a Roma, cui è oggi collegato il Policlinico intitolato a padre Gemelli.
Armida morì a Marzio, in provincia di Varese e diocesi di Milano, nella villa di famiglia, dove era solita progettare le sue attività, il 15 agosto 1952, festa dell’Assunzione di Maria, con al suo fianco padre Gemelli, arrivato da Milano per salutarla e confortarla.
Il 17 agosto fu tumulata nel piccolo cimitero di Marzio, dove riposò fino all’8 marzo 1953, quando venne traslata con tutti gli onori nella cripta della cappella principale dell’Università Cattolica a Milano, dove è sepolto anche padre Gemelli, morto nel 1959.