L’uomo che cercava di trovare, in anni difficili, la speranza della pace…
Alexander Langer nacque il 22 febbraio 1946 a Vipiteno, nell’Alto Adige, figlio di un ebreo viennese e di un’italiana.
Dopo aver studiato presso le scuole italiane della regione, Alex frequentò il liceo dei francescani a Bolzano e qui pubblicò il suo primo periodico bilingue, Offenes Wort – Parola aperta.
Dal 1964 al 1967 studiò giurisprudenza a Firenze e qui conobbe Valeria, che sposò nel 1985, fu amico del sindaco Giorgio La Pira, che era suo professore, e di padre Ernesto Balducci, inoltre conobbe don Lorenzo Milani e la sua scuola di Barbiana e nel 1970 tradusse in tedesco Lettera a una professoressa.
Dopo aver conseguito il diploma, svolse supplenze in licei classici di lingua tedesca a Bolzano e a Merano e poi una borsa di studio di un anno a Bonn gli diede la possibilità di viaggiare in diversi Paesi dell’Europa centrale.
Verso la fine degli anni Sessanta si dedicò totalmente al mondo del Sud Tirolo – Alto Adige, impegnandosi per far comprendere che l’unica alternativa al conflitto poteva essere la convivenza tra diverse etnie, nel rispetto reciproco.
Nel 1967 diede vita a Bolzano al gruppo Die Brucke / Il ponte, frequentato tra gli altri dall’assessore provinciale alla sanità Lidia Menapace.
Dal 1973 al 1975 Langer visse in Germania come membro della Commissione immigrazione e in questi due anni strinse legami profondi con alcuni studiosi.
In seguito si trasferì a Roma dove insegnò storia e filosofia in un liceo della periferia e fu consigliere provinciale a Bolzano dal 1978 al 1981.
Nel 1981 il Presidente del Consiglio, Giovanni Spadolini, pensò di risolvere la questione altoatesina con una dichiarazione di appartenenza etnica da riportare all’anagrafe, ma Langer rifiutò l’imposizione e ciò gli costò l’esclusione dall’insegnamento, prima che una sentenza del Consiglio di Stato gli desse ragione.
Tra il 1984 e il 1985 Langer divenne un punto di riferimento per il partito Verde, a cui portava l’esperienza dei corrispondenti Grunen tedeschi, che ben conosceva.
Nel 1989 venne eletto al Parlamento europeo nelle liste Verdi, due anni dopo fece parte degli osservatori internazionali nelle prime elezioni libere in Albania e fece passare a Strasburgo una risoluzione contro la brevettabilità delle manipolazioni genetiche di materia vivente.
Alex nel 1992 partecipò all’organizzazione della conferenza mondiale sull’ambiente a Rio de Janeiro e alla parallela conferenza Global Forum, dove propose una riduzione del debito dei Paesi in via di sviluppo.
Nel 1994 venne rieletto al Parlamento europeo e divenne presidente del gruppo Verde, inoltre fu membro della commissione politica estera, dove partecipò a seminari e incontri, fu membro del Movimento Nonviolento, finanziatore della Casa per la nonviolenza di Verona e obiettore alle spese militari.
Dopo le prime avvisaglie di guerra in Jugoslavia, cercò di far entrare la Bosnia Erzegovina nell’Unione Europea e di sostenere i profughi e gli obiettori di coscienza. Presentò una risoluzione per la creazione di un Corpo civile europeo di pace, sotto l’egida dell’O.N.U.
Parallelamente alle iniziative istituzionali si prodigò per sostenere le iniziative di pace, spesso finanziandole con il suo stipendio di parlamentare, compì diversi viaggi in Jugoslavia e si interessò della situazione di Tuzla, città bosniaca dove si era mantenuta una cordialità fra le diverse etnie, facendogli sembrare qui possibile ciò che non era riuscito nel suo Sud Tirolo.
Ma l’attentato del 25 maggio 1995, dove persero la vita settantun ragazzi fra i diciotto e i vent’anni, incrinò la sua speranza nella pace.
Alex Langer si tolse la vita al Pian dei Giullari, presso Firenze, nell’anniversario della morte del padre, il 3 luglio 1995, all’età di quarantanove anni, ma il suo sogno di pace vive ancora oggi.