E’ scomparso oggi, a 98 anni, Eugenio Scalfari, il primo direttore-manager dell’editoria italiana, direttore di L’Espresso e Repubblica, testate che in pochi anni hanno raggiunto i vertici della diffusione in Italia e non solo.
Scalfari era nato a Civitavecchia il 6 aprile 1924 e, compiuti gli studi liceali a Sanremo, dove la famiglia si era trasferita, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza a Roma.
Da studente ebbe la sua prima esperienza nel giornalismo, lavorando per il giornale Roma Fascista.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale entrò in contatto con il neonato partito liberale, conoscendo in quell’ambiente giornalisti importanti, e lavorò presso la Banca Nazionale del Lavoro, poi fu collaboratore prima al Mondo e poi all’Europeo di Arrigo Benedetti.
Quando nel 1955 nacque il Partito Radicale, Eugenio fu tra i partecipanti all’atto di fondazione.
Nel 1963 entrò tra tra le file del Psi (Partito Socialista Italiano) e fu eletto nel consiglio del comune di Milano, cinque anni dopo partecipò alle elezioni politiche e divenne deputato della Repubblica Italiana.
Contemporaneamente al suo passaggio nel Psi divenne il direttore di L’Espresso e in cinque anni portò la rivista a superare il milione di copie vendute.
Insieme a Lino Jannuzzi nel 1968 pubblicò l’inchiesta sul Sifar che face conoscere il tentativo di colpo di Stato, noto come il piano Solo e l’azione procurò ai due giornalisti una condanna di quindici mesi di reclusione.
E’ nel 1976 che Eugenio Scalfari fondò il quotidiano La Repubblica, che debuttò nelle edicole il 14 gennaio.
Sotto la direzione di Scalfari, La Repubblica raggiunse in pochissimi anni la cima delle classifiche delle tirature, primato che conservò per lungo tempo.
La proprietà del giornale durante gli anni Ottanta vide l’ingresso di Carlo De Benedetti, e un tentativo di acquisizione da parte di Silvio Berlusconi in occasione della scalata alla Mondadori.
Una delle inchieste più importanti de La Repubblica, condotte sotto la guida di Scalfari, fu l’indagine sul caso Enimont, fatti che dopo due anni vennero in buona parte confermati dall’inchiesta Mani pulite.
Scalfari abbandonò il suo ruolo di direttore nel 1996 lasciando la direzione a Ezio Mauro.
Tra le numerose onorificenze ricevute nella sua carriera ci sono state il Premio Internazionale Trento per Una vita dedicata al giornalismo (1988), il Premio Ischia alla carriera (1996), il Premio Guidarello al giornalismo d’autore (1998) e il premio St-Vincent (2003).
L’8 maggio 1996 fu nominato Cavaliere di Gran Croce dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e nel 1999 ricevette una delle più prestigiose onorificenze della Repubblica francese, quella di Cavaliere della Legione d’onore.