Bernardo Zannoni ha vinto il Premio Campiello 2022 con il romanzo I miei stupidi intenti, nella splendida cornice del Teatro La Fenice, nel corso di una serata condotta da Francesca Fialdini, con le incursioni di Lodo Guenzi, e l’accompagnamento musicale affidato alla voce di Diodato e al violino di Rodrigo D’Erasmo.
Zannoni ha avuto la meglio, con 101 preferenze, sugli altri quattro finalisti, votati dalla giuria dei letterati tra oltre 350 libri ammessi al concorso, che erano Nova di Fabio Bacà, La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini di Antonio Pascale, Stradario aggiornato di tutti i miei baci di Daniela Ranieri, e Il tuffatore di Elena Stancanelli.
La prima edizione del Campiello si tenne nel 1963 a Venezia nell’isola di San Giorgio e vide come vincitore il romanzo di Primo Levi La Tregua.
Essendo nato a Venezia il premio aveva bisogno di un simbolo legato alla storia della città, che fu trovato da Edilio Rusconi, allora giornalista, che trovò nel tipico spazio della vita pubblica veneziana, il campiello, lo spunto per la manifestazione culturale, con la partecipazione di 300 lettori nella Giuria popolare, e il legame con la città.
Il campiello, infatti, nella tradizione veneziana ha rappresentato un luogo d’incontro e di scambio culturale e mercantile per i suoi abitanti, come nel teatro di Carlo Goldoni, con la Venezia settecentesca delle calli e dei campielli, un mondo affollato da personaggi di ogni ceto sociale di cui l’autore raccontò vizi e virtù.
La statuetta che è consegnata al vincitore del Campiello è la riproduzione in argento del pozzo veneziano ancora presente in molti campielli, detto la vera da pozzo, fondamentale per la città poiché era l’unica fonte di approvvigionamento dell’acqua potabile.
Iconograficamente il premio prende spunto dalla vera da pozzo di San Trovaso nel sestiere di Dorsoduro a Venezia.
Il Campiello, in seguito, fu ospitato in contesti tra i più rappresentativi della storia e della cultura della città quali ad esempio La Fenice e Palazzo Ducale: palcoscenici di una città unica dove, hanno calcato la scena, e si avvicendano ancora oggi i più importanti nomi della cultura italiana.
Oggi il Premio, ritenuto uno tra i più importanti nel panorama editoriale italiano, ha visto il successo delle opere in concorso confermato sia dalle vendite che dalle trasposizione cinematografica di alcuni di esse.
Si è dimostrata efficace l’idea iniziale di una duplice giuria, una tecnica e una popolare, la prima per nominare i cinque finalisti scelti tra quanti vengono indicati ammissibili al premio, la seconda, che varia ogni anno ed è composta da 300 lettori, chiamati a scegliere il vincitore, i cui nomi sono segreti fino alla sera della cerimonia, a garantire la totale indipendenza di giudizio.
Il Campiello ha anche inaugurato per primo la formula di una giuria popolare, poi esportata in altre manifestazioni nel corso degli anni, letterarie e non.