Una personalità quasi leggendaria nella Sicilia del dopoguerra….
Salvatore Giuliano nacque a Montelepre, in provincia di Palermo, il 22 settembre 1922, da una famiglia di modesti contadini che lo crebbe educandolo ai valori della fede e del lavoro.
La sua vita cambiò per sempre nel torrido pomeriggio del 2 settembre 1943 quando, mentre trasportava due sacchi di frumento acquistati di contrabbando, fu bloccato da una pattuglia di carabinieri.
Turiddu, come lo chiamavano in famiglia, si diede alla fuga e, ferito dai due dei colpi di fucile che i gendarmi gli sparavano, estrasse la pistola che portava con sé per difendersi da eventuali incontri con i briganti e uccise uno degli inseguitori, per poi dileguarsi in un bosco facendo perdere le proprie tracce.
Soccorso da alcuni contadini e poi dai suoi familiari,Giuliano passò un mese in condizioni di salute instabili, nascosto in una casa abbandonata, a Palermo, ed assistito da un medico, il professor Purpura, uomo onesto e di idee fortemente separatiste che andava spesso a visitarlo.
Nel corso dei loro incontri il professore informò Salvatore della fine della guerra, oltre che sulla storia e sui patimenti del popolo siciliano, convincendolo ad unirsi al progetto indipendentista Sicilia-Nazione.
Poco dopo Giuliano tornò a Montelepre, rimanendo sempre guardingo e pronto a fuggire nel caso di arrivo dei gendarmi.
E infatti, nella notte del 23 dicembre 1943, a Montelepre arrivarono 800 carabinieri per catturarlo e se suo padre, uscito di casa per verificare la presenza dei militi, fu malmenato, Salvatore riuscì a fuggire, dopo aver ucciso un carabiniere e feriti altri due.
Si rifugiò in una grotta, e iniziò così la sua vita di latitante nei boschi, formando una banda e riuscendo presto, associando a delitti e rapine una grande generosità verso i poveri, a costruire intorno al suo nome un alone di leggenda.
Nel 1945 venne nominato colonnello del’esercito separatista, ma ben presto abbandonò il movimento e sostenne prima i Monarchici e poi la Democrazia Cristiana.
Il 1 maggio 1947 Salvatore Giuliano e la sua banda vennero coinvolti, in modo non del tutto chiaro, nella strage di Portella della Ginestra, con 11 morti, fra cui due bambini, e 27 feriti.
La repressione durissima che seguì alla strage nei confronti del brigantaggio, non riuscì tuttavia a colpire Giuliano, che venne però trovato cadavere, il 5 luglio 1950, a Castelvetrano.
Se gli atti processuali indicarono il capitano Antonio Perenze quale autore dell’uccisione di Giuliano, in uno scontro a fuoco fra carabinieri e briganti, fu il giornalista Tommaso Besozzi, in una lunga inchiesta per l’Espresso, a scoprire che il vero uccisore di Giuliano fu il cugino e luogotenente, Gaspare Pisciotta.
Pisciotta morì poi nel carcere dell’Ucciardone il 9 febbraio 1954, dopo aver bevuto un caffè in cui era stata versata stricnina.
Salvatore Giuliano ancora oggi resta per i siciliani resterà un eroe romantico, celebrato in molte ballate della cultura popolare.