Ottobre, che è il decimo mese dell’anno secondo il calendario gregoriano, ha un nome che deriva dal numero otto, in quanto nell’antica Roma, prima che Giulio Cesare promulgasse il calendario giuliano spostando l’inizio dell’anno al 1 gennaio, questo era l’ottavo mese dell’anno.
Mese pienamente autunnale, ottobre vede la fine del ciclo vegetativo delle piante e cambiamenti importanti nella vita degli animali, le foglie di gran parte degli alberi sia in città che in campagna cambiano lentamente colore, segno che il loro lavoro di sintesi è terminato.
Interi boschi si colorano di giallo, arancio, rosso, marrone, per uno spettacolo alla portata di tutti.
Ad ottobre, esattamente il 13, i romani offrivano ghirlande di fiori, vino e olio a Fontus, dio delle fonti e dei pozzi, figlio di Giano e della ninfa Giuturna, a cui era stato consacrato un altare ai piedi del Gianicolo.
Il mese è inoltre legato al ciclo annuale della vite, in particolare per la lavorazione delle uve e la fermentazione del mosto e in campagna, finita la lavorazione dei terreni e raccolti gli ultimi tagli delle foraggifere, ci si prepara alla semina del grano.
Molti sono i frutti che regala, oltre all’uva, ci sono castagne, noci, nocciole, mele e pere, giuggiole e le ultime pesche e susine e nell’orto insalate, cicorie, spinaci, cavolfiori e broccoli, carote, fagioli, preannuncio di piatti più invernali.
Per gli appassionati questo mese è tempo di funghi, da raccogliere con sapienza e rispetto per il bosco e i suoi abitanti, è la festa dell’equilibrio ed è tempo di bilanci, per veramente passare in rassegna i frutti che abbiamo raccolto dal nostro lavoro.
Ottobre è il periodo dell’aratura, attività da sempre accompagnata da numerosi e diversi riti locali per ringraziare il raccolto e propiziarsi gli dei e pregarli affinché diano un inverno mite o non troppo aspro.
Nella vendemmia, anch’essa accompagnata da numerosi rituali grazie alla sua profonda valenza simbolica, la trasformazione dell’uva anticamente era vista come simbolo della trasformazione spirituale degli uomini che, come il vino viene chiuso nel buio delle botti e delle cantine, erano iniziati ai riti misterici nel buio di santuari e templi sotterranei.
Per i celti ottobre era il mese di Mabon una festa iniziatica, finalizzata alla ricerca di un nuovo livello di consapevolezza, accompagnati dal buio che avanza e che concilia alla riflessione sui misteri della trasformazione attraverso la morte, sempre portando il seme della rinascita.