Cento anni dalla nascita di uno degli scrittori simbolo del Novecento italiano…
Raffaele La Capria nacque a Napoli il 3 ottobre 1922 e, dopo essersi laureato in Giurisprudenza, completò la sua formazione letteraria soggiornando in Francia, Inghilterra e Stati Uniti.
Grande narratore e saggista, collaborò con riviste e quotidiani, tra cui Il Mondo,Tempo presente e il Corriere della Sera, fu autore di radiodrammi per la Rai e il co-sceneggiatore di molti film di Francesco Rosi, tra i quali Le mani sulla città (1963) e Uomini contro (1970).
Debuttò nella narrativa con il romanzo Un giorno d’impazienza (1952) e nel 1961 vinse il premio Strega con Ferito a morte, ritratto di Napoli e di una generazione seguita con complessi sbalzi temporali lungo l’arco di un decennio.
Il romanzo è diviso in dieci capitoli.
Nei primi sette si narrano le vicende, ambientate in una giornata estiva del 1954, di alcuni giovanotti indolenti della buona borghesia napoletana alla vigilia della partenza per Roma di uno di loro, Massimo, fra chiacchiere, pettegolezzi, scherzi e giochi in luoghi spesso riservati.
Le vicende degli ultimi capitoli si svolgono sei anni dopo, nel 1960 dove Massimo, ritornato a casa per una breve vacanza, incontra all’isola di Capri e a Positano gli amici di un tempo, che vivono ormai di espedienti.
Nel 1973 con Amore e psiche lo scrittore raccontò di un uomo di mezza età, funzionario di un ente culturale che vive in un appartamento in una zona residenziale di Roma con la moglie, una figlia, e una donna di servizio che si prende cura della casa.
L’uomo sospetta la moglie di tradimento o quanto meno di scrivere lettere d’amore a qualcun altro, soffre inoltre di problemi di vista e udito, cerca di risolvere crisi domestiche e familiari e ha un amico Gianni, un napoletano dalla vita difficile.
Mentre si reca a prelevare la figlia dalla scuola pomeridiana, l’uomo resta coinvolto in una manifestazione politica violenta dove si sorprende a lanciare un sasso a cui seguono un’esplosione immediata e la morte di Gianni e da li tenta di interpretare il significato della propria esistenza.
Nel 1982 i tre romanzi Un giorno d’impazienza, Ferito a morte e Amore e psiche vennero raccolti nel volume Tre romanzi di una giornata.
In seguito La Capria si dedicò, con l’eccezione di Fiori giapponesi (1979) e La neve del Vesuvio (1988), a un genere che, anche se con una forte vena narrativa, era molto più vicino alla saggistica.
L’argomento di gran parte della sua letteratura è Napoli, vista sempre da lontano poiché l’autore lasciò la sua città in gioventù per trasferirsi a Roma, infatti L’occhio di Napoli del 1994 o Napolitan Graffiti del 1999 sono due esempi significativi, ai quali si aggiunse Capri e non più Capri(1991).
Non mancarono pagine di riflessione letteraria, o sul mestiere dello scrittore, come Letteratura e salti mortali (1990) o il libro pubblicato da Minimum fax nel 1996, L’apprendista scrittore, in cui prosegui idealmente l’abbozzo di autobiografia letteraria, che aveva cominciato con Un giorno d’impazienza.
Nel settembre del 2001 ricevette il Premio Campiello alla carriera.
Lo scrittore era sposato con l’attrice Ilaria Occhini, scomparsa il 20 luglio 2019, da cui aveva avuto una figlia, Alexandra La Capria, ex moglie di Francesco Venditti.
Raffaele La Capria morì a Roma, dove viveva da tempo, il 26 giugno 2022.