Chi conosce la storia di San Giovanni Bosco e del suo oratorio, sa che la nascita del suo sogno cade nel giorno dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata.
Fu proprio l’8 dicembre 1841 che don Bosco incontrò il suo primo allievo, un ragazzo di 16 anni, Bartolomeo Garelli.
Narrano le Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco che il ragazzo era stato mal accolto dal sacrestano della Chiesa, perché pur recandosi in sacrestia non voleva servire la Messa, ma don Bosco prese le sue difese e disse “E’ un mio amico”.
A quel punto il santo dei giovani decise di conquistare la fiducia del ragazzo e soprattutto avvicinarlo a Dio.
Invitato ad ascoltare la Messa, dopo la funzione Bartolomeo viene nuovamente accolto da don Bosco, che cercò di conoscerlo e capire quale fosse la sua situazione.
Giovanni seppe così che il ragazzo aveva perso entrambi i genitori, veniva da Asti e lavorava come muratore.
Poi don Bosco disse “Sai leggere e scrivere?” e Bartolomeo rispose “Non so niente” e alla domanda “Sai cantare?” il ragazzo disse “No” ma alla frase “Sai fischiare” la risata del ragazzo di Asti fece capire al santo che erano ormai amici.
Dopo l’incontro con Bartolomeo Garelli, Don Bosco iniziò a radunare ragazzi e giovani presso il Convitto di San Francesco per il catechismo.
Torino era allora una città in forte espansione con una marcata immigrazione dalle campagne piemontesi, ed il mondo giovanile era abbandonato ad analfabetismo, disoccupazione, degrado morale e mancata assistenza religiosa.
Don Bosco intuì il profondo disagio degli adolescenti, che subivano il passaggio dal mondo agricolo a quello preindustriale, in una società che non si curava di loro, tra mille incomprensioni e fastidiosi traslochi.
Il primo tentativo di un Oratorio a Torino venne compiuto dal Don Giovanni Cocchi, che nel 1840 aveva aperto in zona Vanchiglia l’oratorio dell’Angelo Custode e Don Bosco iniziò l’oratorio, intitolato a San Francesco di Sales, presso il Rifugio della marchesa di Barolo, grazie al teologo Giovanni Battista Borel.
Quattro anni dopo si trasferì nella vicina Casa Pinardi, dalla quale si sviluppò poi la struttura di Valdocco, nome simbolo dell’opera salesiana e nel 1847 avviò l’oratorio di San Luigi presso la stazione ferroviaria di Porta Nuova.