A Grana, nel cuore del Monferrato, c’è un presepe dalla storia molto particolare…
Il presepe di Grana è un sogno nato dalle mani di Potito “Nino” Di Muzio e testimonia la grande passione di chi lo ha realizzato in tanti anni di lavoro.
Nino morì nell’autunno 2019 e la sua opera è stata lasciata in eredità al figlio Cristiano, che con un gruppo di amici, ha fondato un associazione, che tutela e promuove ciò che suo padre ha creato.
Lasciata l’attività di saldatore, Nino si era dedicato al sociale, anche come volontario della Proloco, è fu un membro della corale di Grana.
Il presepe è presentato in quattro quadri che ripercorrono idealmente la storia della Salvezza: la Profezia, l’Attesa, l’Annuncio e la Nascita, occupa una superficie complessiva di circa 100 metri quadri e vede l’impiego di poco meno di 330 statue.
Di grande rilievo sono i numerosi giochi d’acqua e di luci, con la sala principale, quella che ospita la capanna con il Bambino Gesù, che vede l’alternarsi del giorno e della notte, con stelle e cometa, e le fasi intermedie di alba e tramonto.
Come da tradizione il presepe è aperto ufficialmente al pubblico il giorno dell’Immacolata (8 dicembre) e chiude i battenti il 6 gennaio, giorno dell’Epifania.
Grana è un comune del basso Monferrato, situato a nord-est del capoluogo che dista 18 chilometri e ci si arriva percorrendo la statale 457 Asti-Casale fino a Calliano e la strada provinciale che da questo comune porta a Casorzo e continua in territorio alessandrino.
Il suo nome compare nella documentazione medioevale fin dall’ 886 e sembra individuabile nel prelatino krane, ossia fessura, crepaccio.
Nel 1164 il villaggio venne assegnato da Federico Barbarossa a Guglielmo il Vecchio marchese di Monferrato.
Conquistato dagli astigiani nel 1290, Grana tornò presto a far parte del marchesato con il parlamento generale tenutosi a Moncalvo nel 1379, dove venne confermata la reggenza del Monferrato aI duca Ottone di Brunswick, e la comunità ottenne il privilegio dell’inalienabilità (né soppressioni né vendite) e l’esenzione dall’ imposta daziaria.
Già feudo della famiglia Bolla di Lu Monferrato, Grana passò ai Gonzaga di Mantova dopo la pace di Cateau-Cambrésis del 1559.
Nel 1589 il duca Vincenzo I fece del borgo un marchesato e lo assegnò alla favorita Agnese de Argotte di Napoli, patrocinando il matrimonio della nobildonna con l’ ambasciatore casalese Prospero del Carretto.
Tra gli ultimi feudatari di Grana vi furono i Palla Strozzi di Vignale e dal XVIII secolo il paese fu sotto il dominio sabaudo.
Le notizie più antiche sulla storia religiosa del borgo risalgono al X secolo, quando l’imperatore Ottone I decise di concedere il titolo di arciprete al parroco di Grana e altri privilegi, come riconoscenza per l’accoglienza riservata ai suoi ministri in viaggio verso Roma.
Alla stessa epoca risale la fondazione di Santa Maria in monte Pirano, oggi la chiesa del cimitero, tradizionalmente considerata la più antica di Grana.