Il mese di aprile per i Celti era legato alla figura dell’Uomo Verde, rappresentazione simbolica dalle origini e dalle funzioni non ben chiare, ricorrente nella decorazione plastica ed architettonica durante tutto l’Impero Romano, dove venne scolpito in fregi e capitelli, fino alla sua diffusione in numerosi edifici di culto cattolici, come nel caso della chiesa di Saint Abre, in Saint-Hilaire-le-Grand nel cuore della Francia.
Durante il periodo medievale la figura dell’Uomo Verde fu al centro di migliaia di queste raffigurazioni nella pietra delle chiese medievali d’Europa, in cattedrali ed abbazie, ma anche in edifici non ecclesiastici, ma fu relativamente rara nell’iconografia cristiana fino al XII secolo.
Nel decimo secolo infatti l’Uomo Verde comparve su manoscritti, tra Bibbie, libri di Salmi e Ordalie, libri d’ore e opere di teologi famosi come il Moralia di San Gregorio Magno, dove spesso si fonde con i motivi dell’arte sassone e celtica.
Nella sua raffigurazione comune, l’Uomo Verde era un volto umano coperto da un fitto fogliame o del quale un intreccio di foglie e viticci costituisce i tratti del volto. che può, a seconda dei contesti, essere sorridente, enigmatico, malinconico oppure minaccioso.
Il termine di uomo verde venne proposta da Lady Raglan, che ne catalogò e descrisse le raffigurazioni nell’opera Church Architecture del 1939.
Le raffigurazioni dell’Uomo Verde sono in due categorie, una con capelli e barba costituiti da fogliame o con foglie e rami che fuoriescono da bocca, naso, orecchie e occhi, in varie combinazioni e nella seconda dalla sua bocca fuoriescono rami di sorbo, riconoscibili dalle caratteristiche bacche rosse.
Il sorbo degli uccellatori, come era comunemente chiamato, rappresentava nella tradizione druidica la rinascita della luce dopo l’inverno, ed era un simbolo del risveglio della natura e, successivamente, il Cristianesimo riconvertì questo simbolo nelle chiese medioevali come motivo decorativo e allusione alla capacità rigeneratrice della natura che, nella casa di Dio, fu trasposta in chiave spirituale.
L’archetipo dell’Uomo Verde ha varie incarnazioni nelle tradizioni di tutta l’Europa, soprattutto in Inghilterra, dove fu un personaggio del folklore, protagonista di festività e di canzoni popolari, come Jack-in-the-Green, uno spirito vestito di fogliame, molto noto nella metà del diciottesimo secolo, Green George, sempre coperto di foglie, l’Oak King/Holly King, figura della tradizione celtica e il fuorilegge Robin Hood, considerato il protettore dei sentieri del bosco.
Nei miti arturiani il poema Sir Gawain e il Cavaliere Verde del XIV secolo racconta di un gigante verde che abita in un castello all’interno di una fitta foresta e sfida i cavalieri della corte di Artù ad infliggergli un colpo mortale, senza che questi potessero averne ragione.
Divinità vegetali, uomini silvani e uomini verdi non sono solo parte della cultura occidentale, dato che in molti altri paesi si ritrovano figure simili, veri e propri protettori del mondo naturale, come Enkidu, uomo selvatico della mitologia sumera, Humbaba, guardiano delle foreste di cedro, Attis, dio frigio della vegetazione e della natura e Osiride, dio egizio della fertilità, dell’agricoltura e dei morti, spesso rappresentato con il volto verde.