Un simbolo che è diventato parte di un marchio leggendario dell’automobilismo italiano…
Il 15 aprile 1923, tra le strette e tortuose vie che percorrono la catena montuosa delle Madonie, in Sicilia, si stava disputando la quindicesima edizione della leggendaria Targa Florio, considerata la competizione automobilistica più prestigiosa del mondo, e stava facendovi il suo atteso debutto la nuova auto da corsa dell’Alfa Romeo.
La giovane casa automobilistica milanese presentò alla gara ben quattro RL Targa Florio, progettate dall’ingegnere Giuseppe Merosi e guidate dai piloti Giulio Masetti, Ugo Sivocci, Antonio Ascari ed Enzo Ferrari.
Per scacciare la sfortuna che aleggia da anni sulla casa milanese Sivocci, a cui gli organizzatori della targa Florio consegnarono il numero di gara 13, decise di dipingere un quadrifoglio sulla sua Alfa, incorniciato da un quadrato bianco.
Quel simbolo portò fortuna a Sivocci, che chiuse la corsa al primo posto e fu un risultato storico, il primo rilevante nella storia del brand milanese, impreziosito dal secondo posto di Antonio Ascari.
La gioia per la vittoria della targa Florio fu poi oscurata dalla morte di Sivocci cinque mesi dopo, l’8 settembre, durante le prove del primo Gran Premio d’Europa sul circuito di Monza, a pochi chilometri dagli stabilimenti dell’Alfa Romeo ad Arese.
A partire dalla stagione 1924, la carrozzeria di tutte le Alfa Romeo da corsa venne decorata con il quadrifoglio verde, come omaggio a Sivocci e il quadrato bianco sostituito da un triangolo, simbolo della sua assenza.
Negli anni successivi Alfa Romeo ebbe una serie straordinaria di successi, tra cui la vittoria dei primi due campionati del mondo di Formula, nel 1950 e nel 1951, grazie al talento di piloti come Nino Farina e Juan Manuel Fangio.
Il successo conseguito nelle corse spinse Alfa Romeo ad aprire nello stabilimento di Arese un reparto speciale dedicato all’elaborazione delle vetture e il primo modello ad avere l’onore di indossare il quadrifoglio di Sivocci fu la Giulia TI Super, presentata per la prima volta nel 1963.
Ma il culmine della creatività degli ingegneri Alfa fu la 33 Stradale del 1967, creata dal genio del designer Francesco Scaglione e presentata a Monza durante il 38° Gran Premio d’Italia.
Le ultime 33 Stradale battute all’asta sono state vendita per 10 milioni di euro e il fascino di questa supercar fu riportato 40 anni dopo nella 8C Competizione, l’erede spirituale della vettura del 1967.
Oggi il quadrifoglio in grado di rendere il brand Alfa Romeo conosciuto in tutto il mondo compara sulle fiancate anteriori dei principali modelli prodotti dalla casa automobilistica meneghina, tra cui una berlina e di un Suv Crossover, rispettivamente la Giulia e lo Stelvio.