A Magenta manca poco per la grande Fiera di San Rocco che si terrà mercoledì 16 agosto per le vie del centro storico, dove decine di bancarelle animeranno la città in uno degli appuntamenti più attesi dell’anno per i Magentini e non solo.
Si tratta di una fiera che affonda le radici nel passato e contribuisce a ricordare le radici agricole del territorio, si svolgerà dalle 8 alle 17 e interesserà la zona tra Via Roma, Piazza Kennedy, Via Fanti, Via Santa Crescenzia, Via Santa Caterina, Via San Martino, Piazza Liberazione con l’area fronte portici, Via Mazzini, Via Milano e Via Garibaldi.
In Piazza Kennedy ci saranno gli operatori che vendono fritti e, pur essendo merceologicamente differenziata, la fiera manterrà l’anima agricola nell’area dedicata in Via Fanti, in particolare il Campo Aquile dove le aziende agricole partecipanti potranno posizionare gli animali.
Agli operatori si aggiungerà il Comitato Agricolo del Magentino che sarà presente con le aziende agricole del territorio presso il Campo Aquile e proporrà delle attività presso il parcheggio antistante il primo ingresso del Cimitero, con gonfiabili e punto ristoro.
Sul percorso delle bancarelle è stato garantito ai bar di poter mantenere funzionanti i propri dehors per il giorno della fiera.
La fiera ha le sue origini nel centro storico di Magenta, dove c’è una chiesetta dalla storia antichissima, quella di San Rocco.
L’origine della chiesa risale alla seconda meta del XV secolo, quando in Italia si diffuse il culto dei Santi Rocco e Sebastiano, protettori contro la peste.
Risale al XVI secolo la prima descrizione dell’edificio, chiamato Oratorio e del quale si dice che gli abitanti del luogo facevano celebrare ogni giorno la Santa Messa.
A partire dal 1571 vi fu eretta la Scuola dei Disciplinati, intitolata al Santo Sacramento e fondata da San Carlo Borromeo.
In seguito l’edificio, alla fine del Cinquecento, subì alcune trasformazioni, in quanto alla costruzione originaria, identificabile con il presbiterio, si aggiunse un corpo, suddiviso in tre navate.
Durante tutto il XVII secolo si continuò l’opera di abbellimento della Chiesa stessa, che vide l’edificazione dell’altare Maggiore e gli altari laterali della Beata Vergine Maria dei Miracoli, di San Giovanni Battista e di San Sebastiano.
Nel 1720 fu benedetto un quinto altare, dedicato alla SS. Trinità, che rende simmetrica la sistemazione interna dell’Oratorio, che presentava un altare Maggiore rivolto a Sud, due laterali posti a Oriente e altri due a Occidente.
Il vecchio altare Maggiore nel 1758 fu smantellato e al suo posto venne collocato un nuovo altare di stile barocco e nel 1772 fu realizzata la cappelletta dei morti, dove vennero traslate le salme che riposavano nel cimitero adiacente alla Chiesa.
In seguito alla soppressione della Confraternita dei Disciplinati, avvenuta alla fine del XIX secolo, l’amministrazione della Chiesa passò alla Parrocchia di San Martino.
Negli anni 1950-1955 Monsignor Crespi promosse un restauro della chiesa, ma è solo nel 1978 che don Giuseppe Locatelli commissionò all’architetto Ernesto Puricelli il restauro completo dell’edificio.
La facciata dell’edificio, disposta su due ordini e conclusa da un timpano, è ripartita verticalmente in tre parti da lesene di ordine toscano e davanti a essa vi è un protiro, aggiunto successivamente, e nella parte superiore si trova una monofora che illumina la navata.
L’interno, a navata unica, è coperto da una volta a botte, suddivisa in tre campate, e presenta due cappelle per lato, nelle quali vi sono alcune tele settecentesche di ottima fattura, raffiguranti la Trinità, la Vergine con Santa Chiara, Santa Caterina e San Giovanni Battista, l’Addolorata e San Sebastiano.
Sulle pareti del presbiterio vi sono due tele con la Sacra Famiglia con i Santi Rocco, Carlo e Francesco, e l’investitura di un sacerdote.
Il campanile, che si nota sul lato est della chiesa, presenta dei rifacimenti nella parte superiore, presumibilmente risalenti al XVIII secolo.
Da vedere è l’organo, posto nella cantoria sopra la porta principale, opera della bottega del magentino Gaetano Prestinari, terminato il 18 novembre 1878, come dimostra la scritta a matita su una tavoletta della secreta.
Nel 1978/79, con la sistemazione dell’edificio, si è provveduto al restauro completo di questo strumento e di alcune tele, giacenti nei depositi della Fabbriceria, probabilmente provenienti dall’antica Prepositurale e dalle Chiese minori andate distrutte.
A San Rocco c’è anche una serie completa delle ventiquattro insegne processionali del Venerdì Santo, in legno dipinto, risalenti al 1700.