La Ferrari 456 GT è una delle vetture del Cavallino Rampante più eleganti dell’era moderna, ma non è uno di quei modelli ambiti dei collezionisti, visto che la sua quotazione media si aggira intorno ai 70.000 euro, con una storia inizia che nel 1992 e termina nel 2003, con l’uscita di produzione della 456 M, il che la rende la Ferrari più longeva della storia.
Scopo della 456 GT era quello di sostituire la 412i, che tecnicamente era parte degli anni Settanta e che non era più in vendita già dalla fine del 1989.
Lunga 4,73 metri, la Ferrari 456 GT era una coupé comoda per quattro passeggeri e, grazie al motore 5,5 litri V12 collocato anteriormente, che esprimeva ben 442 CV, poteva sfiorare i 310 km/h e accelerare da 0 a 100 km/h in 5,2 secondi.
Il cambio manuale a 6 marce era posizionato al retrotreno insieme al differenziale posteriore, configurando uno schema transale che permette di portare più peso al posteriore, rendendo l’auto guidabile.
La carrozzeria in alluminio era frutto dell’arte di Pininfarina e la ricerca dell’eleganza era sottolineata anche dal Blue Swaters in cui venne presentata, oltre a recuperare alcune proporzioni della mitica 365 GTB/4 Daytona di fine anni Sessanta, con una linea dalla bellezza classica ma aerodinamica, favorita anche dalla presenza di uno spoiler elettrico a inclinazione variabile sotto il pannello della coda.
Inoltre la 456 GT aveva le sospensioni a regolazione elettronica, con le posteriori autolivellanti per adattarsi alla presenza dei passeggeri o del baule carico e anche il servosterzo era particolare, essendo uno dei primi esempi di comando ad assistenza variabile, più leggero in città e più pesante fuori.
All’interno la Ferrari aveva dei sedili in pelle avvolgenti ma comodi e a regolazione elettrica, mentre il cruscotto era ancora completamente analogico e il tunnel centrale, che deve la sua larghezza alla presenza della meccanica, era rivestito in pelle che arriva fino al cruscotto con finitura bicolore e non mancava cinque strumenti in stile anni Sessanta.
Sulle 456 GT dei primi anni non c’erano una serie di dotazione che oggi sono di serie su qualsiasi citycar come gli airbag anteriori o il controllo della trazione, rendendola una delle ultime Ferrari in cui il piacere della guida è completamente analogico.
Inoltre la 456 GT fu una delle ultime vetture del Cavallino Rampante a sfoggiare i mitici fari a scomparsa anni Ottanta e il significato del numero del suo nome e per il fatto che 456 era la cilindrata unitaria di ognuno dei suoi 12 cilindri.