Il primo italiano a vincere la maratona alle Olimpiadi…
Gelindo Bordin nacque a Longare, in provincia di Vicenza, il 2 aprile 1959 e fin da piccolo si cimentò in numerose corse campestri.
Nell’ottobre 1984 esordì nella maratona di Milano vincendola con il tempo di 2h13’20” e dal 1985 fu allenato da Luciano Gigliotti.
A Stoccarda, nel 1986, Bordin divenne campione d’Europa battendo il favorito Orlando Pizzolato in una entusiasmante volata finale e concluse terzo i Mondiali di Roma del 1987, dopo aver raggiunto il gruppo dei battistrada al traguardo del 35° km.
Gelindo impostò la preparazione atletica per le Olimpiadi di Seul del 1988 su ritmi di allenamento estenuanti, con oltre 200 km a settimana.
Domenica 2 ottobre 1988 a Seul, per l’atto conclusivo dei Giochi della XXIV Olimpiade c’erano 118 atleti al via, caldo e umidità, con il numero 579 per Bordin che fu tra i primi da subito.
Dopo una momentanea crisi al 15° km Gelindo tornò nel gruppo di testa, e al 31° km iniziò la selezione.
A 7 km dall’arrivo erano rimasti in quattro, così Bordin, il gibutiano Hussein Ahmed Salah e il keniano Douglas Wakiihuri aumentano l’andatura e a 5 km dalla fine perse terreno il giapponese Takeyuki Nakayama, vincitore su quel percorso in due occasioni nel 1985 e 1986.
Rimasero così il podio dei Mondiali di Roma dell’anno precedente, Bordin (bronzo e con un record personale di 2h10’54’’), Salah (argento e con un record di 2h07’07’’, ad appena 17 secondi dal primato mondiale) e Wakiihuri (oro e record di 2h11’48’’).
Il sogno di vittoria per il corridore italiano sembò svanire al 38° km, quando gli africani accumularono qualche secondo di vantaggio.
Ma allo scoccare del 40° km Bordin con uno scatto poderoso recuperò Wakiihuri e si portò all’inseguimento di Salah che, esterrefatto ed impaurito, si voltò in continuazione a controllare il suo inseguitore.
Gelindo superò il suo avversario e si involò verso il traguardo nello spazio di seicento metri, poi negli ultimi cento metri salutò il pubblico e, tagliato il traguardo, s’inginocchiò per baciare la pista. Fu un sogno diventato realtà nella carriera di un atleta straordinario, uomo umile e agonista incredibile in grado di vincere, dopo quella grande Olimpiade, un secondo titolo europeo a Spalato e la maratona di Boston, entrambi nel 1990.