The Vintage Festival

Prima di assumere il nome di Iulius, in onore di Giulio Cesare per ordine di Marco Antonio, il settimo mese dell’anno era noto come Quintilis, dato che era il quinto dell’antico calendario che iniziava con marzo.

Nel mondo romano, luglio fu dedicato ad Apollo, dio del Sole, delle arti e della musica, della saggezza e della profezia, della poesia e delle arti mediche, lontano, oltre il mondo, che esiste in eterno indipendentemente dall’evoluzione e dalle trasformazioni di ciò che è terreno.

Dal 5 al 13 luglio si svolgevano i Ludi Apollinares nei quali, ogni giorno, si evocava un aspetto di Apollo e il  7 si rendeva onore a Iuno Caprotina in una festa tutta al femminile nella quale le donne si riunivano nel Campo Marzio dinanzi a un albero di fico, che si ricollegava alla leggenda di Tutela, una giovane romana che si introdusse nel campo nemico, salendo di notte su un fico selvatico per dare il segnale di attacco.

Il 15, il 16 e il 17 di Luglio erano invece dedicati ai Castori, i due fratelli divini che intervennero nella Battaglia del Lago Regillo al fianco dei Romani e gli ultimi dieci giorni del mese, ritroviamo delle ritualità in onore delle forze della Natura..

Il 25 Luglio cadeva la festa dei Furrinalia in onore di Furrina, una divinità romana dalle origini misteriose e probabilmente legata alle acque sotterranee e ai pozzi o per altre fonti alle sorgenti e all’acqua dolce.

Gli ultimi giorni del mese di Luglio erano dedicati a festività tutte legate tra loro infatti i Lucaria, i Neptunalia e i Furrinalia, festeggiando i boschi e le acque, dovevano in linea di massima, propiziare la presenza di acqua nella stagione secca.

Sulle pendici del Gianicolo a Roma c’era il Locus Furrinae, un bosco e una fonte sacri alla Dea r al suo culto era preposto un sacerdote minore, il flamine furrinae.

Nel bosco sacro di Furrinae morì il tribuno della plebe Gaio Gracco,  che si fece uccidere dal suo schiavo in seguito alla repressione ordinata dal Senato ai suoi danni.

Durante l’epoca imperiale il culto di Furrina subì uno stravolgimento, dato che la figura di Nettuno assunse più importanza divenendo patrono di tutte le acque, sia di superficie che sotterranee.

Inoltre, Furrina iniziò a essere associata alle Furie, unicamente per l’assonanza del nome e le fonti epigrafiche la rendono poi una ninfa o nominano al plurale le Nynphae Forrinae.

Nel bosco sacro cominciarono ad affluire nuovi culti di provenienza orientale che finirono per inglobare l’antico culto della Dea arcaica.

Cicerone attestò però in una lettera al fratello che nella sua terra natale, ad Arpino, c’era  ancora un antico santuario dedicato a Furrina, che era l’ultima testimonianza di un culto che andava progressivamente scomparendo.