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Un lavoro, tra opera e balletto, che vide l’esordio, con tinte gotiche, dell’ultimo grande maestro dell’opera italiana dell’Ottocento….

Giacomo Puccini scrisse la sua prima opera, Les Willis, poi divenuta le Villi per una revisione avvenuta qualche mese dopo, nel 1883, a 25 anni, dopo che si era diplomato al Conservatorio milanese, sotto lo sguardo di Amilcare Ponchielli, il compositore autore di La Gioconda.

Fu proprio Ponchielli a indirizzare il giovane musicista toscano al poeta scapigliato Ferdinando Fontana, amico di Arrigo Boito, musicista e librettista dell’ultimo Verdi.

Puccini aveva fino ad allora scritto solo sinfonie, come il Capriccio, che fu il suo lavoro conclusivo al Conservatorio.

Subito Fontana indirizzò Giacomo verso una leggenda dell’Europa centrale,  diffusa soprattutto in Austria e in Germania, nata dal racconto di Alfonse Karr, scritto nel 1852, che a sua volta si ispirava al balletto Giselle, del 1841, musicato da Adolphe Aadam su libretto di Théophile Gautier, sulle Willis, entità vendicative nei confronti dell’uomo che tradisce la sua donna e che viene punito con la morte, già presenti nel Lago dei cigni di Tchaikovsky, nella Loreley di Alfredo  Catalani, ma anche nella Scapigliatura e in un saggio di Heine sugli spiriti e i demoni.

L’opera di Puccini comincia in primavera presso un villaggio della Foresta Nera, tra i  festeggiamenti per il fidanzamento di Roberto con Anna, figlia del ricco possidente Guglielmo Wulf, ma la ragazza ha saputo della prossima partenza del fidanzato per Magonza a causa di un’eredità lasciatagli da una  parente.

Il presentimento di Anna si avvera come si apprende da un narratore, che racconta che Roberto a Magonza si è invaghito di un’ereditiera,  dimenticando la fidanzata, morta, nel frattempo, per il dolore.

Dopo essere stato abbandonato dalla seduttrice, Roberto decide di ritornare dalla fidanzata, della quale ignora la morte, con la speranza di essere perdonato.

Ma Guglielmo, che non riesce a dimenticare la figlia morta, chiede l’aiuto delle Villi, creature che, nelle notti di luna piena, fanno danzare in modo frenetico i traditori d’amore fino a farli morire.

Infatti Roberto, ritornato al villaggio vede il fantasma di Anna che, ricordandogli le promesse fattele, lo accusa di tradimento.

Il giovane cerca di andare verso la ragazza, ma viene afferrato da una schiera di Villi che lo coinvolgono in un ballo sfrenato fino ad ucciderlo quando, all’alba, fuggono.

L’opera di Puccini venne rappresentata per la prima volta al teatro Dal Verme di Milano il 31 maggio 1884, dove ebbe un esito felice.

In seguito il lavoro prese parte del Concorso Sonzogno, dove non fu  nemmeno premiata tra le prime e il primo posto se lo aggiudicò il musicista reggiano Guglielmo Zuelli con La Fata del Nord, oggi del tutto dimenticata.