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Ora simbolo delle Olimpiadi 2024 di Parigi, il berretto frigio ha una storia davvero particolare, che parte dall’Asia orientale…

Infatti la parola  frigio nasce dall’omonima regione dell’Asia Minore, oggi Anatolia turca, il berretto veniva utilizzato dai preti del Sole della popolazione locale, poi nel periodo ellenistico erano gli orientali ad essere ritratti con il berretto indosso nell’arte greca.

Anche il dio Mitra, una delle divinità dello Zoroastrismo, era rappresentato con questo particolare cappello, che fu diffuso fra i Persiani e anche all’interno del loro esercito dal VI secolo a.C. al II secolo a.C.

La tradizionale forma del berretto, con la punta ripiegata in avanti,  deriverebbe dalla forma della pelle aperta del capretto, che era fissato al capo annodando le zampe posteriori sotto il mento, mentre quelle anteriori potevano sia ricadere all’indietro, conferendo la caratteristica punta, oppure erano portate in avanti.

Nell’antica Grecia, il principe Paride, il dio Attis e il mitico re Mida furono  spesso raffigurati con il berretto frigio.

L’associazione del berretto frigio come simbolo di libertà è legata alla Roma tardo-repubblicana, in cui il pileus, nome romano del copricapo, era donato dai padroni ai liberti come segno di acquisizione non solo della libertà, ma soprattutto del  diritto di votare e di partecipare alla vita pubblica .

Sono state trovate  delle monete battute a seguito dell’assassinio di Giulio Cesare, volute proprio dai cesaricidi guidati da Bruto, con un pileus al centro fra due pugnali, per onorare  la fine della dittatura e il ritorno della repubblica a Roma.

Nel 1675 i cittadini della regione della Bretagna indossarono i bonnets rouges durante le proteste contro le riforme ritenute illegali di Luigi XIV, che avevano  lo scopo di tassare beni come il tabacco o la carta bollata,

In seguito il berretto frigio comparve nel maggio del 1790 ad adornare una statua della Nazione in un festival a Troyes, e poi a Lione, sulla lancia della dea Libertas e anche Marianne, l’emblema nazionale della Francia, è raffigurata con questo cappello sulla testa.

Il berretto frigio fu adottato dai parigini, in particolare dai sanculotti, come dimostrazione assoluta di furore rivoluzionario e solidarietà comune contro il nemico monarchico.

Anche i galeotti di Marsiglia, liberati nel 1792 dai rivoluzionari, portavano  questo simbolo della Repubblica, che nacque il settembre dello stesso anno.

Questo accessorio non aveva soltanto un valore alto ed illustre, ma era portato anche con atteggiamento di scherno nei confronti delle parrucche e delle elaborate ridicole acconciature dei nobili.

Dal 10 agosto 1793 il berretto frigio divenne il copricapo ufficiale di tutti i capi delle sezioni governative, e la Comune di Parigi disse che, per garantire una sepoltura uguale per tutti, i defunti sarebbero stati accompagnati da un commissario deputato con berretto e coccarda tricolore.

Il berretto frigio venne messo al bando negli anni dell’Impero di Napoleone, insieme ai festeggiamenti per la Presa della Bastiglia o alla Marsigliese ma, grazie alla Rivoluzione di Luglio del 1830, tornò ad essere parte della cultura francese.

Ispirate dalla Rivoluzione francese, molte delle rivoluzioni anti-coloniali degli  stati del Nord e del Sud America presero il berretto frigio e la sua eredità, oggi il cappello si trova ritratto nelle bandiere degli stati della West-Virginia e del New Jersey e anche sugli stemmi di alcuni enti governativi degli Usa, come quelli del Senato e dell’esercito.

E si deve avere un berretto frigio se si vuole partecipare alla celeberrima battaglia delle arance del Carnevale di Ivrea, altrimenti si rischia di essere presi di mira dai terribili Aranceri, dato che questo particolare venne introdotto proprio dall’esercito francese in epoca napoleonica.