4975

Non tutti sanno che l’istituto Luigi Casale, uno dei più noti di Vigevano, ha un nome legato alla storia dell’omonimo chimico con origini lomelline…

Luigi Casale nacque a Langosco il 22 novembre 1882 da Santo e Maddalena Balocco, proprietari terrieri, nel 1908 si laureò in chimica industriale presso l’università di Torino,  dove rimase, prima quale assistente poi come primo aiuto, fino al 1915, oltre a frequentare per un anno il laboratorio dell’università di Berlino diretto da H. W. Nernst.

In seguito Casale lavorò come aiuto presso l’istituto di chimica farmaceutica dell’università di Napoli nel 1915-17, effettuando ricerche orientate verso la sintesi di gas asfissianti, allora di grande importanza bellica.

Nel corso di una sperimentazione, il giovane chimico subì le conseguenze di un principio di intossicazione da gas.

Casale dal 1917 al 1919, con vari studi ed originali sperimentazioni riuscì ad approntare e a far funzionare,  nella primavera del 1919, presso lo  stabilimento Rumianca presso Domodossola, un impianto semindustriale capace di produrre un quintale al giorno di ammoniaca anidra.

Dopo due anni , nel 1921 fu fondata, con capitale misto italiano ed americano, la Società Casale Ammonia, che iniziò la costruzione di impianti in tutto il mondo e il primo in Italia fu costruito a Nera Montoro, dove esisteva una larga disponibilità di energia elettrica necessaria allora, in Italia, per produrre idrogeno.

Nel 1927 gli impianti eretti nel mondo ammontavano già a 22; tra essi ci fu quello di Tolosa, per il quale il processo Casale venne unito all’Haber-Bosch, di cui lo Stato francese aveva già i diritti per lo sfruttamento.

Il metodo Casale faceva asportare il calore di reazione dai gas freddi di alimentazione e fatti circolare, in controcorrente ai gas di sintesi, nell’intercapedine tubolare più esterna, cioè fra il tubo contenente il catalizzatore e la parete esterna del reattore, la sola a dover sopportare la pressione che, a contatto coi gas freddi di fresca alimentazione, è legata a temperature non superiori ai 200 °C, che si verificano soltanto ad uno degli estremi del reattore.

La pressione di esercizio era così intermedia fra quelle dei processi Haber-Bosch e Fauser e quella, intorno alle 1000 atmosfere, del Claude ma, rispetto a quest’ultimo il metodo Casale presenta il vantaggio di non avere le esigenze merenti all’uso di alte pressioni  e realizza maggiori rendimenti sui gas alimentati, in quanto opera a ciclo chiuso,

Quello di Casale fu il primo grande processo chimico italiano esportato all’estero con largo successo.

L’importanza industriale di tale processo a confronto con gli altri è desumibile dal fatto che oggi è, dopo l’Haber-Bosch, diffuso dappertutto, il più usato, insieme col Fauser, poi seguono il Claude ed altri di minore importanza.

L’opera di Casale fu un grande contributo alla soluzione della fertilizzazione chimica azotata dei terreni agricoli al punto che conseguì, in Italia e all’estero, oltre trenta brevetti, di cui la maggior parte riguardava  procedimenti o impianti inerenti alla sintesi dell’ammoniaca, compresa la produzione industriale di azoto e idrogeno, oltre alla preparazione dell’urea da ammoniaca e biossido di carbonio.

Luigi Casale morì a Vigevano il 18 febbraio 1927.