In un giorno di fine maggio avvenne in Lombardia lo scontro che segnò il destino del Comuni…
Quando nel 1152 Federico Barbarossa succedette all’imperatore germanico Corrado III, avviò da subito un’intesa con la casa guelfa, impegnata nella lotta contro le istituzioni comunali che, in Italia, avevano già affermato la loro autonomia nei confronti dell’Impero, non osteggiate dalla Chiesa.
Il tentativo da parte del Barbarossa di restaurare il potere imperiale nella penisola italiana lo portò contro le città del nord dell’Italia che il 1 dicembre 1167 formarono a Pontida strinsero una Lega per sostenersi a vicenda nella lotta contro l’imperatore Federico Barbarossa a favore dell’affermazione delle loro libertà.
Subito Federico capì che farsi sfuggire i territori italiani, dove confluivano gli interessi di molti soggetti politici europei e non, significava condannarsi all’isolamento internazionale, cosi nel 1175 partì per il Nord Italia con un migliaio di cavalieri tedeschi e alcuni alleati italiani, provenienti da Como.
Alla fine dell’inverno 1176 la Lega lombarda riuscì a mobilitare altri 2.500 cavalieri e 900 fanti dalla città di Milano, per una grande battaglia, che si sarebbe tenuta nei pressi della città di Legnano.
La mattina del 29 maggio 1176 l’esercito della lega si incamminò verso Legnano, ai margini dell’area sotto il controllo di Milano, per bloccare la via d’accesso a quest’ultima, nella convinzione che Federico Barbarossa fosse ancora lontano, ma in realtà l’imperatore, che stava tornando a Pavia, aveva pernottato a Cairate, sull’Olona, a nord-ovest di Legnano, e poi si era rimesso in marcia verso la linea del Ticino.
A Legnano, arrivò per prima la cavalleria bresciana e milanese, con un contingente di 700 effettivi che avevano il compito di perlustrare la zona verso Como.
Ma gli esploratori, a cinque chilometri tra Legnano e Borsano, verso mezzogiorno si ritrovarono davanti all’avanguardia dell’esercito imperiale, costituita da 300 cavalieri germanici.
Avvertito dello scontro a Legnano, Federico Barbarossa rifiutò di accettare il consiglio del suo stato maggiore, che gli chiese di sottrarsi al combattimento non prima di aver riunito tutti gli effettivi a disposizione, e si uni alla battaglia.
L’irruzione del Barbarossa sul campo di battaglia sopra Legnano vide la lotta andare a favore degli imperiali, con comaschi e tedeschi che caricarono con tutto l’esercito, che però andarono a cozzare contro il muro di scudi e lance che i lombardi avevano eretto a difesa del Carroccio.
Poi furono i bresciani ad avventarsi sugli avversari, piombando loro addosso improvvisamente e su un fianco, scompaginandone i ranghi e dando finalmente la svolta decisiva.
Gli imperiali non furono in grado di opporre resistenza a lungo e lo stesso Federico Barbarossa, caduto da cavallo, si dette alla fuga verso Pavia.
La sconfitta nella battaglia di Legnano mutò la politica di Federico Barbarossa nei confronti dell’Italia che, deluso di fronte alle idee delle borghesie mercantili cittadine, volse il suo interesse verso oriente e, in seguito, verso il Mediterraneo.
Nel 1183, con la pace di Costanza, l’impero riconobbe i privilegi delle città lombarde, rinunciando a ogni ipotesi d’intervento in Italia.