Diciassette anni fa, nella sua casa a Città del Messico, moriva Carlo Coccioli, scrittore libero e controcorrente del Novecento…

Carlo Coccioli nacque a Livorno, il 15 maggio 1920, primogenito di Attilio, sottotenente dei bersaglieri tarantino, e Anna Duranti, livornese di famiglia ebraica.

Per ragioni economiche, il matrimonio fu celebrato senza il regio consenso, allora obbligatorio per gli ufficiali dell’esercito, e come conseguenza il padre di Carlo fu temporaneamente congedato.

Nel 1924, per intervento del re, il padre fu reintegrato nell’esercito e inviato in Cirenaica, mentre la sua famiglia restò in Italia fino al 1927, quando il padre finalmente ottiene l’autorizzazione a portarla con sé. I Coccoli vissero inizialmente nel villaggio della Berca per poi spostarsi nel cuore di Bengasi, e successivamente a Derna, sulla costa orientale, dove Carlo cominciò le scuole elementari.

Nel 1929 la famiglia rientrò temporaneamente in Italia, poiché il padre Attilio frequentava un corso presso l’Accademia di Parma.

Terminato il corso Attilio fu inviato a Tripoli, dove la famiglia visse fino al 1938, poi alla vigilia della seconda Guerra Mondiale si trasferirono a Fiume, dove Carlo si dedicò completamente agli studi umanistici, frequentando la Biblioteca Civica.

Nel 1939 lo scrittore s’iscrisse presso il Regio Istituto Universitario Orientale dell’università di Napoli.

Chiamato al servizio di leva obbligatoria, nel luglio 1942 Carlo terminò il corso ufficiali a Rieti.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre, lo scrittore assunse il comando, con il nome di Francesco, di una compagnia di partigiani e, a guerra conclusa, gli fu conferita la medaglia d’argento al valore militare.

Nel 1946 Enrico Vallecchi pubblicò il suo primo romanzo, Il Migliore e l’Ultimo, poi Carlo si trasferì a Firenze, in via Pietra Piana, e iniziò la redazione di Fabrizio Lupo, dove raccontò la storia della scoperta della sua omosessualità, che resterà una tematica costante in tutta la sua opera.

Nel 1950 incontrò Michel, poi diventato il Laurent di Fabrizio Lupo, e viaggiò con lui in Canada e in Messico, ma nel 1954, la loro relazione finì.

Stabilitosi a Città del Messico, lo scrittore frequentò Diego Rivera, la poetessa Guadalupe Amor, Carlos Benitez, Machila Armida, José Benitez, Rufino Tamayo, mentre viveva in un appartamento del quartiere di Polanco.

Nel 1960 iniziò l’attività d’inviato speciale per alcuni quotidiani italiani: prima il Corriere della Sera poi Il Giorno e La Nazione, poi cominciò un lungo percorso di avvicinamento alla religione ebraica, descritto in Documento 127, che ebbe il suo culmine nel 1976 con Davide, che gli valse il premio Selezione Campiello.

Carlo all’inizio degli anni Ottanta si interessò alle religioni orientali, in un approfondimento che passò prima attraverso l’induismo fino alla filosofia buddhista, come raccontato in Piccolo Karma del 1986.

Attivo fino all’ultimo, Carlo Coccoli morì nella sua Città del Messico il 5 agosto 2003.