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Una storia intensa, che lega insieme tre sacerdoti, due di Valle Lomellina e uno di Dorno, alla Cina, la terra patria del riso e del tè, e alla Roma della seconda guerra mondiale, fino ad arrivare a Montecitorio e alla Rai Radio degli anni Cinquanta…

Antonio Maria Capettini nacque nel 1877 a Valle Lomellina, fu seminarista a Vigevano e successivamente divenne alunno del Pontificio Seminario di Roma dei Santi Apostoli Pietro e Paolo per le missioni estere, fu ordinato sacerdote nel giugno del 1900.

Il giovane sacerdote avrebbe dovuto poi partire come missionario per la Cina ma, a luglio, arrivò la notizia della Rivolta dei Boxer e dell’uccisione a Yentsepien, nello Shen – Si Meridionale, del missionario padre Alberico Crescitelli di Altavilla Irpina, in provincia di Avellino, con tre confratelli.

Dopo che la pace venne ristabilita in Cina, padre Capettini partì nell’agosto 1901 dal porto di Marsiglia, arrivò dopo un lungo viaggio a Shanghai e, verso la fine di dicembre, a Culupa, sede del vicariato apostolico dello Shen – Si Meridionale, dove divenne collaboratore di Monsignor Pio Giuseppe Passerini, nato a Dorno.

Padre Capettini svolse un lungo lavoro di preparazione dei catecumeni della zona, con l’aiuto delle suore canossiane di Pavia, oltre alla costruzione di orfanotrofi, scuole, lebbrosari, chiese ed ospedali in aiuto ai più poveri.

Nel 1919 il coraggioso sacerdote divenne Vescovo titolare di Eurea, poi fu il successore di Monsignor Passerini come vicario apostolico.

Dopo che nel 1920 venne insignito della Commenda dell’Ordine della Tigre dal presidente della Repubblica Cinese, Monsignor Capettini dovette, per motivi di salute, tornare in Italia nel 1925, dove ebbe la Commenda dell’ordine della Corona d’Italia.

A Roma il vescovo divenne Canonico della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, dove si impegnò nell’attività pastorale con dedizione e fu li che, nella seconda guerra mondiale, la sua storia si intrecciò con quella di Monsignor Pietro Barbieri,  nato a Valle Lomellina il 19 marzo 1893 da Giuseppe, un carrettiere, e Rosa Avanza, sorella di don Gerolamo, prevosto di Pieve del Cairo.
Rimasto orfano, con tre sorelle, a quattro anni per la perdita della madre e pochi anni dopo anche del padre, morto in un incidente mentre trasportava sul calesse un malato all’ospedale di Pavia, a dieci anni Pietro varcava la soglia del seminario vescovile di Vigevano accompagnato dallo zio teologo.

Ordinato sacerdote a soli 23 anni, terminò la laurea in Lettere all’Università di Genova e poi in Diritto canonico all’Università dell’Apollinare di Roma e, dopo un servizio sacerdotale in Lomellina, si trasferì in Francia dedicandosi all’apostolato per i minatori italiani, poi a Boston come cappellano degli immigrati e dei carcerati italiani, assistendo negli ultimi giorni di prigionia gli anarchici Sacco e Vanzetti.

Nel 1929 don Pietro arrivò in Inghilterra, dove conobbe il fondatore del Partito Popolare don Sturzo, esiliato a Londra.

Tornato a Roma, il sacerdote fu  ospite di monsignor Capettini e nel 1939 divenne monsignore.

Negli anni difficili  della guerra l’abitazione  di Pietro, nei pressi della Stazione Termini, in via Cernaia 14, fu la prima sede del Comitato di Liberazione Nazionale e luogo segreto di incontro di molti rappresentanti dei partiti democratici, tra cui Nenni, La Malfa, Saragat, Gronchi, De Gasperi, Andreotti e perfino Togliatti.

Nel sottotetto della vicina chiesa della Madonna del Rosario, in via Cernaia, grazie alla collaborazione di alcuni dipendenti del Poligrafico dello Stato e di Monsignor Capettini, “Don Falsario”, come lo chiamavano tutti, aprì una tipografia clandestina.

Dopo la guerra le storie dei due sacerdoti proseguirono in modo diverso, con Monsignor Capettini che mori il 6 luglio 1958 ed è sepolto a Mortara, nella chiesa della Casa Madre delle Suore missionarie dell’Immacolata Regina Pacis, accanto al beato Padre Francesco Pianzola, di cui fu amico e sostenitore per tutta la vita.

L’intensa attività di Monsignor Barbieri proseguì nel dopoguerra in ambito politico, dato che era un assiduo frequentatore dei corridoi del Parlamento, tanto da essere ricordato sui giornali come il cappellano di Montecitorio, ma anche in quello religioso come commentatore del Vangelo in una apprezzata rubrica radiofonica della Rai e autore di una trentina di opere.

Monsignor Barbieri morì a Roma il 16 ottobre 1963, non prima di aver fondato a Pieve del Cairo la Cittadella Sociale, e nel cimitero di quella città si trova la sua tomba, presso la cappella della famiglia di sua madre, gli Avanza.